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ASSOLTI IN UN GIUSTO PROCESSO PENALE, MASSACRATI DALLE MISURE DI PREVENZIONE

6 dicembre 2025:

Pietro Cavallotti su l'Unità del 6 dicembre 2025

Dei mali della giustizia si parla poco. Poco delle condizioni dei detenuti nelle carceri, poco delle disfunzioni del processo penale, ancor meno degli innocenti che finiscono in galera e meno ancora di quelli che, dopo essere stati assolti, non hanno diritto neanche all’indennizzo. Ma meno di qualunque altra cosa si parla delle misure di prevenzione, di quelle persone che, riconosciute innocenti dalla Magistratura, hanno subito lo stesso la confisca di tutto il loro patrimonio, perdendo ogni cosa e, come successo in qualche caso, anche la vita per la disperazione causata da un processo inquisitorio in cui l’esito, cioè la distruzione di tutto, sembra deciso già al momento del sequestro.
È passata del tutto inosservata nell’opinione pubblica e persino tra gli “addetti ai lavori”, l’interrogazione parlamentare di Roberto Giachetti, sollecitata da Nessuno tocchi Caino. O, per meglio dire, è passata del tutto inosservata la “risposta” (se così si può definire) di Andrea Delmastro il quale ha ammesso che non esistono dati che ci dicano quante aziende sono state restituite (e in che condizioni) ai legittimi proprietari dall’entrata in vigore della legge Rognoni-La Torre a oggi. Non esistono neppure dati – ed è una cosa davvero clamorosa – in merito alle confische applicate nei confronti delle persone assolte.
Questa circostanza in una democrazia avanzata come piace definire quella italiana avrebbe dovuto fare gridare allo scandalo, scatenare nell’opinione pubblica e nelle Istituzioni reazioni importanti. Noi non sappiamo quale sia l’incidenza dell’errore nell’applicazione del sistema delle misure di prevenzione e neppure in quanti casi questo sistema sia stato strumentalizzato strategicamente come surrogato del processo penale: non ho le prove per condannarti ma ti rovino lo stesso la vita portandoti via tutto quello che hai, con la scusa della prevenzione del reato che però non hai commesso.
Del resto, che le misure di prevenzione non abbiano nulla di “democratico” Nessuno tocchi Caino lo denuncia con forza e da tempo. E il fatto che non si abbia alcuna conoscenza dei dati richiesti da Giachetti è del tutto coerente con i caratteri di regime e di fanatismo che circondano la narrazione degli strumenti (spacciati) di contrasto alla mafia e degli “eroi” che la combattono. Nessuno avverte l’esigenza di far conoscere nelle scuole, nelle università, negli studi televisivi in cui gli “eroi” vengono accolti col tappeto rosso (e, per non dispiacergli, in assenza totale di contraddittorio), la furia cieca con la quale si sono abbattuti su inermi cittadini, risultati estranei a fatti di mafia, solo all’esito di un lungo e sofferto calvario giudiziario. Nessuno che ritenga opportuno fare notare che i protagonisti di quelle vicende non sono stati minimamente penalizzati nella loro carriera da errori che – sarebbe bene non dimenticarlo – hanno distrutto intere famiglie.
Nei regimi, chi rappresenta lo Stato è descritto sempre come il buono, l’accusato come il cattivo, lo strumento usato per raggiungere il fine superiore il bene assoluto. Non si deve fare sapere altro perché la propaganda non lo consente, pena l’eresia, la scomunica. Mi ha sorpreso soprattutto il silenzio dell’avvocatura penalista la quale, pur contestando da sempre e in maniera radicale il sistema delle misure di prevenzione, ne riconosce, sia pure con diverse angolazioni e sfaccettature, la cosiddetta “efficacia”. Mi sono sempre chiesto: “efficacia” rispetto a che cosa? Uno strumento giustificato dalla finalità di colpire la mafia è davvero “efficace” se colpisce chi non è mafioso? Come si fa a misurare l’efficacia se non conosciamo l’incidenza dell’errore? Sono domande che tormentano da anni la nostra vita, la vita di coloro che hanno subito la stessa ingiustizia.
Allo stesso modo mi chiedo che senso avrà attuare il giusto processo penale accusatorio separando la magistratura requirente da quella giudicante e spazzando via il gioco delle correnti se, dopo che un giusto processo penale si è concluso con l’assoluzione,
gli innocenti continueranno a essere massacrati nell’ingiusto processo inquisitorio delle misure di prevenzione?
Così, in un’epoca in cui la giustizia non è una priorità, se non sotto l’aspetto “contingente” del referendum che vedrà impegnati in primavera tutti gli italiani e al quale bisognerà votare SI con convinzione ma senza entusiasmo, Nessuno tocchi Caino continua a parlare di misure di prevenzione, ribadisce la centralità di questo problema nella sua azione politica, e propone soluzioni per tenere in vita la speranza, anche oltre ogni speranza.

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