|
|
Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino |
|
LIBIA: NESSUNO TOCCHI CAINO, CONDANNA SAIF GHEDDAFI ANCHE NOI RESPONSABILI
28 luglio 2015: La sentenza del tribunale libico "è l'effetto nefasto di una decisione, quella di intervenire militarmente in Libia, che impone all'Italia e alla Comunità internazionale di assumersi la responsabilità di assicurare una transizione del Paese verso uno Stato di diritto che rispetti gli standard internazionali relativi alla difesa dei diritti umani". Lo afferma all'Adnkronos Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino, dopo la decisione del tribunale libico di condannare a morte il secondogenito di Gheddafi, Saif al-Islam, e altri esponenti dell'ex regime.
"Informeremo le autorità italiane delle nostre preoccupazioni - sottolinea D'Elia - e continueremo, con il ministro degli Esteri Gentiloni, a tenere sotto controllo una situazione difficile. Pur
sapendo quali sono i carcerieri di Saif al-Islam, bisogna infatti capire con quale autorità statale il nostro governo si può confrontare".
Quello, infatti, che "rischia di creare molti ostacoli a qualsiasi intervento dell'Italia ma anche della comunità internazionale, in particolare dell'Unione europea, è capire con quale autorità libica bisogna confrontarsi per scongiurare che la pena capitale sia effettivamente praticata", spiega D'Elia.
Secondo il segretario di Nessuno tocchi Caino, infatti, "è difficile individuare un interlocutore in una situazione caratterizzata da una frammentazione politica su base etnica e religiosa" in cui "c'è un governo riconosciuto dall'Onu, ma c'è anche una parte del Paese che non ha il riconoscimento internazionale ed è quindi difficile capire con chi bisogna trattare". (Fonti: AdnKronos, 28/07/2015)
|