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USA: ‘REFORM ALLIANCE’ PER LA RIFORMA DEL SISTEMA CARCERARIO

29 gennaio 2019:

I rapper Jay-Z e Meek Mill lanciano la « REFORM Alliance », un movimento per la riforma del sistema carcerario americano. Finanziamento iniziale, 50 milioni di dollari.
Negli scorsi mesi, da quando Meek Mill è stato rilasciato (24 aprile 2018) da un carcere della Pennsylvania dopo 6 mesi di detenzione, il rapper di Filadelfia è stato un esplicito sostenitore della necessità di riformare la giustizia. Lo ha fatto comparendo in televisione e scrivendo un editoriale sul New York Times a favore di una riforma carceraria, in particolare sul tema del denaro per le cauzioni e della libertà vigilata, un sistema che ha tenuto Meek sotto il controllo del sistema sin dalla sua adolescenza.
Lui e Jay-Z, uno dei suoi più fedeli sostenitori durante la sua detenzione, si sono uniti per formare un'organizzazione di riforma della giustizia criminale chiamata REFORM Alliance, e oggi hanno reso noti i dettagli in un comunicato stampa.
“Alleanza per la Riforma” considera come sua missione una "riforma della giustizia criminale da attuare eliminando leggi obsolete che perpetuano l'ingiustizia, a partire dalla libertà vigilata e dalla libertà condizionale." I membri fondatori e il consiglio di amministrazione includono anche Robert Kraft, Amministratore Delegato del Kraft Group (non è la multinazionale alimentare Kraft-Heinz) e proprietario della squadra di football New England Patriots, Michael Rubin, comproprietario della squadra di basket Philadelphia 76ers e direttore esecutivo della squadra di basket dei Fanatics, Clara Wu Tsai, co-proprietaria dei Brooklyn Nets (pallacanestro); Daniel Loeb, AD della Third Point Llc; Michaeal Novogratz, fondatore di Galaxy Digital e infine Robert Smith, fondatore e presidente del fondo Vista Equity Partner. Amministratore Delegato di REFORM Alliance è il commentatore politico Van Jones, già consigliere di Barack Obama. I fondatori hanno collettivamente promesso 50 milioni di dollari per il suo lancio.
L'idea è partita da Meek Mill, 31 anni. L' artista afroamericano si considera una delle vittime «cadute nella trappola del sistema giudiziario». Nel 2008 fu condannato alla libertà vigilata per una questione di droga di minore gravità. Nel 2017 fu coinvolto in una rissa, e poco dopo venne anche denunciato dalla polizia per guida spericolata. A causa di queste due “violazioni della libertà vigilata” venne arrestato e condannato a scontare dai 2 ai 4 anni di carcere (con questo modo di indicare le pene, negli stati Uniti si intende quale può essere la pena minima in caso di buona condotta, e qual è invece la pena “normale” se il detenuto, pur non commettendo altri reati durante la detenzione, non rientra nei parametri della buona condotta).
Tra i sostenitori di Mill ci furono anche Jay-Z, 49 anni, noto anche per essere il marito di Beyoncé, e praticamente tutti gli imprenditori che oggi aderiscono alla «Reform Alliance». Tra di loro solo Robert Smith è un afroamericano. Meek Mill ha spiegato l'importanza e la necessità della riforma carceraria in una dichiarazione, scrivendo: "Creare la REFORM Alliance è una delle cose più importanti che abbia mai fatto nella mia vita. Se pensavi che il mio caso fosse ingiusto, ci sono milioni di altri che si occupano di situazioni peggiori e sono coinvolti nel sistema senza commettere crimini. Con questa alleanza, vogliamo cambiare le leggi obsolete, dare alle persone speranza e riformare un sistema i cui effetti deleteri contro di noi si sono accumulati nel tempo".
La spinta dei rapper si innesta su un'abbondante produzione di saggi e film polemici. Il più efficace è forse il documentario «13th», girato nel 2016 da Ava DuVernay, regista anche di «Selma». Comincia in modo fulminante con una frase di Obama: «Gli Stati Uniti hanno il 5% della popolazione mondiale, ma il 25% sul totale degli incarcerati a livello planetario». Negli Usa si stima ci siano 2,1 milioni di persone dietro le sbarre: nemmeno nelle più squallide dittature, il numero è così alto in rapporto agli abitanti. È un fenomeno cominciato negli anni Settanta e Ottanta, con «la guerra alla droga» e «l'incarcerazione di massa».
Certamente, come sostiene Mill, sulla scia di DuVernay, Van Jones e tanti altri, il sistema carcerario colpisce in maniera sproporzionata la minoranza nera. I neri sono infatti il 12% della popolazione, ma rappresentano il 33% delle persone in carcere; i bianchi, invece, sono il 64% della cittadinanza e il 30% dei detenuti. Ovviamente esistono diverse teorie su questa sproporzione, ma molte di queste teorie danno per acquisito una forte componente di discriminazione razziale. Non sarà facile, però, incidere in modo concreto. Il mondo giudiziario americano è frammentato: ci sono circa 3.100 sottosistemi, gestiti dagli Stati e dalle contee. Solo il 13% dei condannati sta scontando la pena in prigioni federali. L' amministrazione di Washington stanzia ogni anno circa 265 miliardi di dollari per tenere in piedi questo gigantesco intrico. Negli ultimi anni in molti hanno addossato la responsabilità delle disfunzioni alla privatizzazione delle carceri. Possibile, ma ancora una volta i numeri segnalano che l’impatto è limitato: il settore privato ha in custodia solo il 6% dei carcerati. A che cosa potranno servire, allora, i 50 milioni di dollari raccolti dai rapper? Per esempio a pagare la cauzione a migliaia di persone come Janice Dotson-Stephens, morta in prigione a San Antonio, in Texas, il 14 dicembre scorso all' età di 61 anni perché non aveva i 30 dollari necessari per ottenere la libertà vigilata.

(Fonti: uproxx.com, 23/01/2019, Corriere della Sera 28/01/2019)

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