CALIFORNIA (USA): FREDDIE TAYLOR SCARCERATO DOPO 33 ANNI NEL BRACCIO DELLA MORTE
25 febbraio 2019: Freddie Taylor, 58 anni, nero, il 20 febbraio 2019 è stato scarcerato dopo 33 anni nel braccio della morte. Era stato condannato a morte nella Contra Costa County il 30 maggio 1986 con l’accusa di aver violentato e picchiato a morte, il 22 gennaio 1985, durante una rapina in abitazione, Carmen Carlos Vasquez, 84 anni. I difensori di Taylor avevano sempre contestato il poco rilievo dato alla lunga storia di malattia mentale, con diagnosi di schizofrenia paranoide, danno cerebrale e disordine da personalità borderline. Nel 2016 un giudice federale ordinò la ripetizione del processo vista l’impossibilità di valutare oggi, basandosi solo sugli atti processuali, se le condizioni mentali dell’imputato all’epoca del processo originario lo rendevano eligibile per la condanna capitale. La sentenza del giudice federale venne confermata dalla Corte d’Appello del 9° Circuito il 31 dicembre 2018, la quale confermò il termine di 60 giorni entro i quali la pubblica accusa doveva decidere se tentare di ripetere il processo. Oggi, con un compromesso che in queste situazioni viene utilizzato spesso, la pubblica accusa ha offerto un accordo: l’immediata scarcerazione in cambio di una dichiarazione di colpevolezza per un reato minore, omicidio di terzo grado. In cambio di tale accordo Taylor è stato condannato “a quanto già scontato”, e scarcerato. Se avesse rifiutato questo accordo, e avesse puntato ad una totale assoluzione, la pubblica accusa avrebbe potuto allungare la procedura giudiziaria ancora per diversi anni. Ad esempio, la pubblica accusa invece di accettare la sentenza della Corte d’Appello avrebbe potuto impugnarla sia davanti al plenum della Corte d’Appello, sia davanti alla Corte Suprema di Stato, che davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. All’epoca del processo le prove contro Taylor non erano state preponderanti. Nonostante la vittima fosse stata stuprata, non ci sono stati test del Dna che hanno indicato Taylor. Corrispondenti a Taylor vennero trovate delle impronte digitali su una finestra e una porta, ma Taylor apparentemente dette una spiegazione plausibile, dicendo che era stato in quella casa alcuni giorni prima per rubare. La pubblica accusa ha preso atto che, in mancanza di Dna e con la morte di quasi tutti investigatori che avevano condotto le indagini, le sole impronte digitali avrebbero reso difficile un nuovo processo. A causa della dichiarazione di colpevolezza per omicidio di terzo grado, Taylor non sarà aggiunto alla “Innocence List” del DPIC che registra i casi (fino ad oggi 164) di persone inizialmente condannate a morte e in seguito prosciolte. (Fonti: East Bay Times, 20/02/2019)
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