USA - California. È morto il serial killer Samuel Little
30 dicembre 2020: È morto il serial killer Samuel Little, 93 vittime, NON condannato a morte. Smentendo clamorosamente l’assunto che la pena di morte negli Stati Uniti venga usata solo per punire i cosiddetti “peggiori tra i peggiori”, Little è stato in grado di “trattare” con la pubblica accusa, e in cambio della collaborazione per far ritrovare parte dei cadaveri, ha ottenuto di essere condannato “solo” a 4 ergastoli senza condizionale. Little, 80 anni, nero, è morto per malattia in un ospedale nei pressi della prigione statale di Lancaster, a nord di Los Angeles, dove era detenuto da alcuni anni. Nel 2018 Little aveva confessato 93 omicidi commessi fra il 1970 e il 2012 in almeno 24 Stati americani, con una modalità operativa abbastanza costante: colpiva le sue vittime con un pugno, le violentava o si masturbava davanti a loro prima di strangolarle. Le donne erano quasi sempre prostitute, transessuali o tossicodipendenti, spesso afroamericane, nella convinzione che su quelle morti la polizia non si sarebbe impegnata molto. Si sbarazzava dei corpi gettandoli nei fossati, nelle discariche, nei cassonetti, o da dirupi. Little, figlio di una prostituta, aveva una lunghissima serie di precedenti. Il primo arresto, per tentato furto, risaliva al 1956, quando aveva 16 anni. Nel 1975 i suoi arresti erano saliti a 26, in 11 diversi stati. Nel 1982 venne arrestato in Mississippi per l’omicidio di una prostituta, ma venne prosciolto. Venne arrestato di nuovo il 5 settembre 2012 in Kentucky, dopo che analisti dei casi irrisolti avevano collegato il suo Dna a tre omicidi in California (Carol Elford, 13/07/1987; Audrey Nelson, 14/08/1989; e Guadalupe Apodaca, 03/09/1987). Estradato verso la California, nel 2014 venne condannato a tre ergastoli senza condizionale da scontare consecutivamente. Anche dopo queste 3 condanne, Little ha continuato a dichiararsi innocente. Trasferito in Texas e interrogato a più riprese dal FBI, nel maggio 2018 aveva iniziato a confessare una lunga serie di omicidi, sembra 93, in almeno 24 Stati americani. Solo 60 vittime sono state identificate chiaramente dagli investigatori. Sembra che la maggior parte degli omicidi sia stata commessa in California. Per i restanti casi all’uomo è stato chiesto di tracciare degli identikit. Con questi disegni, insieme ad altre informazioni collegate a una lunga serie di 'cold case', casi irrisolti di omicidio, che vanno dal 1970 al 2005, gli investigatori sperano di arrivare all'identificazione delle altre vittime. Rispondendo alle polemiche sul ritardo con cui si è arrivati a bloccare Little, e al sospetto che considerata la natura delle vittime le indagini non siano mai state molto attente, in un comunicato l'FBI ha dato la sua versione: Little prendeva di mira "donne emarginate e vulnerabili, spesso coinvolte nella prostituzione e tossicodipendenti". Ex pugile semiprofessionista, Little avrebbe preso a pugni le sue vittime prima di strangolarle. Questo modus operandi confondeva le acque per gli inquirenti, spesso infatti non c'erano "segni evidenti" come ferite o segni di arma da fuoco che la persona fosse stata uccisa, e la morte era attribuita a cause naturali, accidentali o a overdose. Non è mai stato ammesso esplicitamente, ma molti osservatori ritengono che, in cambio della collaborazione, Little abbia ottenuto di non essere condannato a morte. Questo ha riaperto una polemica sempre presente sul fronte della pena di morte: come successo in altri casi di serial killer, la “trattativa” per ritrovare i cadaveri fa sì che assassini seriali riescano ad evitare la pena di morte, cosa che invece non riesce ad assassini “occasionali”, smentendo l’assunto costituzionale che la pena di morte debba essere riservata solo “ai peggiori tra i peggiori”. Intervistato nell'ottobre 2019 dal programma televisivo "60 Minutes", alla domanda perché avesse confessato gli omicidi, Little aveva risposto: "Probabilmente ci saranno molte persone che sono state condannate e mandate in un penitenziario per conto mio… Dico, se posso aiutare a far uscire qualcuno di prigione, sai, Dio potrebbe sorridermi un po' di più." Little aveva spiegato la scelta delle vittime: "Erano al verde e senzatetto, prostitute, tossicodipendenti e altre donne ai margini, quasi sempre afroamericane, e sono cadute dritte dritte nella mia ragnatela… la polizia non ci avrebbe lavorato su troppo". "A volte tornavo nella stessa città e coglievo un altro grappolo d’uva… quanti grappoli avete qui nella vigna di periferia? Certo non avevo intenzione di andare laggiù, nel quartiere bianco, e scegliere una ragazzina. Lì avrebbero indagato". Nell’intervista del 2019 aveva concluso: “Non credo che ci sia stata un'altra persona che ha fatto quello che mi piaceva fare. Penso di essere l'unico al mondo. Non è un onore. È una maledizione." Oltre a Little, i principali serial killer statunitensi (Gary Leon Ridgway (48 omicidi), Ronald Dominique (23 omicidi), Juan Corona (25 omicidi), Donald Harvey (37 omicidi), Darren Vann (7 omicidi), sono stati tutti condannati all’ergastolo. (Sul caso Little, vedi anche NtC 13/02/2019)
https://www.cbsnews.com/news/samuel-little-serial-killer-dies-age-80-prison/
https://www.theguardian.com/us-news/2020/dec/31/samuel-little-deadliest-us-serial-killer-dies-at-80-with-many-victims-unknown
(Fonte: cbsnews.com, 30/12/2020)
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