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Josh Shapiro
Josh Shapiro
IL PM DIVENTA GOVERNATORE E FERMA IL BOIA IN PENNSYLVANIA

4 marzo 2023:

Valerio Fioravanti su Il Riformista del 3 marzo 2023

Nessuno tocchi Caino ha già detto di politici statunitensi che stanno prendendo concretamente le distanze dalla pena di morte: in California è stato svuotato il braccio della morte, in Oregon sono state commutate tutte le condanne a morte, e in Ohio sono state sospese tutte le esecuzioni.
Ora si aggiunge il governatore di uno stato importante, la Pennsylvania, che ha sospeso le esecuzioni, e contestualmente ha sollecitato il Parlamento ad “abolire la pena di morte una volta per tutte”.
La Pennsylvania, in mezzo tra New York e Washington, è il 5° stato più popoloso degli Usa (13 milioni di abitanti), e ha il 7° braccio della morte più popoloso della nazione (127 uomini ed una donna). Lo stato si chiama così perché fu fondato dal quacchero William Penn, e i quaccheri, lo sappiamo, sono non solo contro qualsiasi guerra, ma anche contro il semplice principio di “portare armi”.
La città più importante è Philadelphia, che in greco significa “amore fraterno”, ed è la città dove hanno visto la luce la Dichiarazione d’Indipendenza e la Costituzione americana. Per questi retaggi, lo stato ha compiuto pochissime esecuzioni, nonostante da decenni si alternino con regolarità governi di destra e di sinistra.
Un nuovo governatore è appena entrato in carica, piuttosto giovane, 49 anni, bianco, Democratico, ebreo: Josh Shapiro. Come sanno tutti coloro che guardano le serie “crime” statunitensi, i politici spesso iniziano la loro carriera partecipando alle elezioni per “procuratore distrettuale”, ossia pubblico ministero. Shapiro non fa eccezione, ed è stato per 7 anni “Procuratore Generale della Pennsylvania”.
Sembra strano che un politico che inizia la sua carriera come pubblico ministero, una volta arrivato al vertice della politica, come primo gesto, cerca di fermare definitivamente la macchina della “morte di stato”.
Così ha detto alla stampa: “Lo Stato non dovrebbe occuparsi di mettere a morte le persone. Punto. Lo credo nel mio cuore. Questa è una dichiarazione fondamentale di moralità. Di ciò che è giusto e sbagliato. E credo che la Pennsylvania debba essere dalla parte giusta di questo problema”.
Facciamo un passo indietro: in campagna elettorale aveva specificato che la sua posizione sulla pena di morte si era evoluta nel corso del tempo, che inizialmente era “istintivamente a favore”, ma poi durante il suo doppio mandato da pubblico accusatore ha avuto tempo e modo di riflettere, e che, comunque, nessun caso gli era sembrato sufficientemente certo, e straordinariamente grave, da indurlo a chiedere la pena di morte.
Non è una dichiarazione da poco, perché in Pennsylvania, nel 2018, uno squinternato aveva fatto una delle “solite stragi”. Un “suprematista bianco” il 27 ottobre, durante lo Shabbat, aveva aperto il fuoco contro una sinagoga nei pressi di Pittsburgh, uccidendo 11 persone, e ferendone 6, compresi diversi sopravvissuti all’Olocausto. L’attacco più letale alla comunità ebraica nella storia degli Usa. In Italia ne abbiamo parlato poco perché negli Usa le stragi sono troppe, e tutte parimenti incomprensibili ai nostri occhi. In quel caso però, passata l’emozione, la comunità ebraica prese posizione contro la pena di morte per il “loro” assassino.
“Robert Bowers dovrebbe passare il resto della sua vita in prigione, ma lo stato non dovrebbe togliergli la vita come punizione per aver tolto la vita ai nostri cari”, avevano detto. Shapiro ha ricordato di aver sia all’epoca sia più recentemente incontrato i parenti delle vittime, e di aver ricevuto proprio da loro l’incoraggiamento a rivedere le sue posizioni: “La loro risposta alla strage della Sinagoga mi ha commosso, e questo è rimasto con me.”
Questa la parte “morale” dell’iniziativa di Shapiro. Poi, pochi quarti d’ora dopo, il suo ufficio ha diffuso una nota “politica”, incentrata sull’inefficacia della pena di morte. Dal 1978 ad oggi lo stato ha speso circa un miliardo di dollari per emettere circa 400 condanne a morte, metà delle quali in seguito sono state ridotte, 11 si sono dimostrate sbagliate portando al totale proscioglimento degli imputati, e in circa 80 casi i condannati sono nel frattempo morti per cause naturali. Come avevamo detto all’inizio, le esecuzioni in 45 anni sono state solo 3, tra l’altro tutte di persone che avevano rinunciato volontariamente ai ricorsi e avevano chiesto di accelerare la loro morte. E il tasso di criminalità violenta è in linea con gli stati che non hanno la pena di morte. Ha ragione Shapiro, lo stato non dovrebbe uccidere i suoi cittadini. Hanno ragione i dati: ucciderli non migliora niente.

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