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Il presidente iraniano Ebrahim Raisi
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi
ASSECONDARE L’IRAN CREA MOSTRI COME HAMAS

15 ottobre 2023:

Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti su L’Unità del 15 ottobre 2023

Per decenni abbiamo sentito dire che bisognava perseguire una politica di accondiscendenza con l’Iran perché Paese fattore di stabilizzazione del Medio Oriente. Come Nessuno tocchi Caino abbiamo sempre sostenuto invece che l’Iran è destabilizzante l’intera regione e rappresenta una minaccia mortale alla pace e alla sicurezza mondiale perché in guerra innanzitutto con il suo stesso popolo che perseguita e reprime da oltre quarant’anni in violazione e disprezzo dei diritti umani fondamentali come universalmente riconosciuti.
Oggi è drammaticamente e tragicamente evidente che l’Iran, questo regime teocratico e misogino, è una minaccia per tutti noi che crediamo e lottiamo per l’affermazione dello Stato di Diritto e stiamo con lo Stato di Israele. Non perché esso sia una democrazia perfetta ma perché è, comunque, l’unica democrazia del Medio Oriente e “una marca di frontiera dell’Europa”, disse Marco Pannella che, per il bene suo e nostro e dei palestinesi, propose di far entrare lo stato ebraico nell’Unione europea.
Chi si somiglia si piglia, vuole il detto popolare. Il regime di Hamas a Gaza è diventato l’anima gemella del regime dei mullah di Teheran. Il comune denominatore non è solo l’Islam e il suo libro sacro, il Corano, che da legge di Dio diventa legge dello Stato. Quel che li accoppia è anche la legge della Sharia e nella Sharia si riconoscono per quello che realmente sono. Due regimi illiberali gemellati dall’odio verso il sistema di valori detti “democratici”, usi e costumi detti “occidentali”, ma che sono in realtà valori, usi e costumi semplicemente “universali”. Scritti e santificati non solo nella Costituzione americana o nella Convenzione europea, ma in dichiarazioni, patti e convenzioni internazionali.
Tanto per capirci, la Sharia non è solo un codice di condotta, è un codice penale a tutti gli effetti. Al buon musulmano non chiede solo di pregare, non mangiare carne di maiale, digiunare, versare l’elemosina, compiere buone azioni, andare in pellegrinaggio, impone anche di non fornicare, non rubare, non bere alcolici, “peccati” che sono considerati reati tra i più gravi che può commettere un musulmano. Sono detti reati Hudud, sono definiti nel Corano come “affermazioni di Allah” e sono, quindi, imperdonabili. Hudud significa “limiti”, ma le pene previste per questo tipo di “reati” vanno oltre ogni limite di ragionevolezza e universale accettazione: la lapidazione per gli adulteri, l’amputazione di mani e piedi per i ladri, la fustigazione per i bevitori di alcolici.
Nel 2006, dopo le prime elezioni politiche che hanno visto Hamas competere e vincere a sorpresa, il suo portavoce, Hamed Bitawi, ha subito dichiarato: “Il Corano è la nostra Costituzione, Maometto è il nostro Profeta, la jihad è il nostro cammino e morire come martiri per amore di Allah è il nostro massimo desiderio”. Il suo discorso fu accolto da un’ovazione della folla e dall’invocazione “Allah è Grande”.
Dopo che, nel giugno 2007, con un colpo di Stato, Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza, estromettendo il partito di Fatah, suo rivale, assassinandone anche gli esponenti, la presa dell’Islam di stampo iraniano sulla vita quotidiana della popolazione nella Striscia di Gaza è diventata via via una morsa mortale.
Al di là di una loro base legale, codici di comportamento islamico sono applicati sulla popolazione attraverso il ferreo controllo di Hamas di settori strategici, quali le scuole, le moschee, le strutture di assistenza sociale, i media, che hanno un impatto decisivo sui modi di vita corrente nella Striscia. L’imposizione di tali codici nella vita quotidiana è curata principalmente dai servizi di sicurezza interna di Hamas, che operano come una sorta di “polizia morale” sul modello dell’analoga forza di polizia che in Iran ha assassinato Masha Amini. A Gaza, ad esempio, le donne per strada o in spiaggia devono vestirsi appropriatamente come a Teheran; le femmine single devono essere separate dai maschi.
L’inimicizia verso i costumi e i modelli di vita dei cittadini israeliani e degli occidentali “infedeli” prevale sulla stessa inimicizia nei confronti della Stella di David “sionista” e degli Stati Uniti d’America.
Il massacro di civili al rave party nel deserto del Negev in Israele è stato obiettivo prioritario dei terroristi di Hamas, richiama e traduce in strage gli interventi delle unità di polizia religiosa che a Gaza e a Teheran sono dedicate alla caccia di giovani che mangiano in pubblico durante il Ramadan, hanno relazioni omosessuali o al di fuori del matrimonio o partecipano a feste di genere misto.
Colpisce che l’orrore di Hamas, telecomandato da Teheran, si sia manifestato poco dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a Narges Mohammadi. Siamo indotti a pensare che sia proprio un modo di pensare e agire radicalmente diverso da quello proprio di un regime intriso di violenza, come quello iraniano, che lo può sgretolare.

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