POLONIA. L’EUROPA AVVERTE, NIENTE MARCE INDIETRO SU PENA DI MORTE
26 settembre 2005: dalla Commissione europea e dal Consiglio d'Europa è emerso un avvertimento chiaro per il partito della Legge e della Giustizia (PiS), vincitore delle elezioni parlamentari in Polonia: sull'abolizione della pena di morte – condizione fondamentale per entrare nel club europeo - non si torna indietro.
"L'abolizione della pena di morte è uno dei criteri per aprire i negoziati con un Paese candidato. Se esiste, deve essere abolita, altrimenti non ci può essere alcun negoziato". Lo ha dichiarato a Bruxelles il portavoce di Franco Frattini, vicepresidente Ue e responsabile del portafoglio Giustizia, Libertà e Sicurezza, aggiungendo che un'eventuale re-introduzione della pena capitale costituirebbe una violazione della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione europea.
Jaroslaw Kaczynski, leader del Pis, e suo fratello Lech, candidato del partito alle elezioni presidenziali del 9 ottobre, si sono da tempo espressi a favore della pena di morte, abolita in Polonia nel 1997 nel corso del processo di avvicinamento all'Europa.
Le idee dei fratelli Kacynski sono state criticate anche da Strasburgo, sede del Consiglio d'Europa. "Ci aspettiamo che tutti gli Stati membri rispettino i loro impegni", ha affermato Jan Leijssen, consigliere del Segretario generale del Consiglio d’Europa Terry Davis, riferendosi al fatto che una delle condizioni essenziali di ingresso nell'Assemblea del Consiglio riguarda l'abolizione della pena capitale.
La scorsa settimana, durante una visita al Parlamento Europeo, l'ex leader del movimento Solidarnosc ed ex presidente, Lech Walesa, aveva affermato che "le cose in Polonia dipendono molto da Bruxelles", lasciando intendere che i politici polacchi hanno le mani legate dagli impegni comunitari. Parole che potrebbero rivelarsi profetiche per i vincitori del voto di Varsavia. (Fonti: Ap, Apcom, 26/09/2005)
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