TEXAS (USA): MANUEL VELEZ TORNA IN LIBERTÀ
8 ottobre 2014: Alle 11,32 di sera Manuel Velez è uscito dal penitenziario di Huntsville dopo avervi trascorso 9 anni, 4 dei quali nel braccio della morte. Velez, oggi 49 anni, ispanico, era accusato di aver picchiato a morte un bambino il 31 ottobre 2005. Due settimane prima di quella data Velez era andato a vivere nella casa di Acela Moreno, che allora aveva 25 anni, madre di un bambino di 11 mesi, Angel Moreno. Ad un certo punto del pomeriggio Velez si accorse che il bambino aveva difficoltà respiratorie, chiamò una ambulanza, e il bambino venne ricoverato in ospedale, dove morì due giorni dopo. Inizialmente sia Velez che Acela Moreno vennero imputati di omicidio capitale, ma prima che il processo iniziasse la donna raggiunse un accordo con la pubblica accusa, e si dichiarò colpevole di maltrattamenti, ottenendo una condanna a 10 anni. Scarcerata dopo 5 anni, nel 2010, è stata subito espulsa verso il Messico. Come parte dell’accordo, la donna testimoniò contro Velez. Nonostante durante le indagini la donna avesse ammesso che Velez non aveva mai colpito il figlio, e che a lei invece era capitato di aver “occasionalmente” maltrattato il figlio, anche spegnendogli addosso delle sigarette, durante la testimonianza in tribunale la donna omise tutto questo. Non disse apertamente che Velez avesse maltrattato il bambino, ma disse che i disturbi fisici del bambino era iniziati da circa due settimane, da quando Velez viveva con lei. L’uomo venne condannato a morte il 24 ottobre 2008. Ottenne l’annullamento della condanna a morte da parte della Corte d’Appello del Texas il 13 giugno 2012 in quanto un esperto chiamato dalla pubblica accusa a testimoniare sul regime penitenziario delle persone condannate all’ergastolo senza condizionale aveva fornito alla giuria popolare informazioni non vere, illustrando in maniera troppo ottimistica i vantaggi di cui nel corso degli anni avrebbe goduto l’imputato se non fosse stato condannato a morte. I nuovi difensori di Velez, avvocati degli stiudi privati Carrington, Coleman, Sloman & Blumenthal, e Lewis, Roca, Rothgerber, presentarono un ulteriore ricorso, cercando di ottenere l’annullamento del verdetto di colpevolezza. Riesaminando il fascicolo processuale avevano trovato una perizia condotta da un neuropatologo per conto della pubblica accusa, perizia che datava gli ematomi nel cervello del bambino ad un’epoca in cui Velez non solo non viveva con la Moreno, ma era in Tennessee, a oltre 1000 miglia di distanza, lavorando in un cantiere.
Non solo i difensori d’ufficio non avevano citato la perizia, che pure era presente negli atti, ma nemmeno chiesero la testimonianza dell’esperto, assecondando di fatto la tesi accusatoria. I nuovi avvocati, affiancati dall’avvocato Brian Stull, della ACLU (American Civil Liberties Union, una importante associazione per i diritti civili) trovarono nel fascicolo processuale diverse testimonianze di amici e parenti della Moreno che attribuivano alla donna gravi maltrattamenti nei confronti del bambino. Gli avvocati hanno anche notato che al processo era stata presentata una confessione di Velez scritta a macchina in inglese, in un’epoca in cui già da anni la polizia è per legge attrezzata per videoregistrare gli interrogatori. Gli avvocati hanno inoltre rilevato che Velez non solo ha un quoziente intellettuale molto basso, 65 punti, ma è praticamente analfabeta, e di madrelingua spagnola, con all’epoca scarse competenza nella lingua inglese in cui invece era scritta la confessione. Per tutti questi motivi la Corte d’Appello del Texas nell’ottobre 2013 ha annullato anche il verdetto di colpevolezza, ed ordinato la ripetizione del processo. La pubblica accusa però non ritirò le accuse, e manifestò l’intenzione di ripetere il processo. L’avvocato Stull spiegò a Velez che questo avrebbe allungato notevolmente i tempi di scarcerazione, e che inoltre né lui né gli altri avvocati erano in grado di garantirgli in modo certo una assoluzione. Gli consigliarono di accettare l’accordo proposto dalla pubblica accusa, che gli chiedeva di dichiararsi colpevole di una imputazione minore, e in cambio sarebbe stato condannato a quanto già scontato. L’avvocato Stull così ha riassunto la situazione: “Voleva battersi per la sua innocenza, ma ancora di più voleva tornare dai suoi figli, e dai suoi genitori ormai anziani”. La giudice Elia Cornejo Lopez ha ratificato l’accordo, ed ha disposto l’immediata scarcerazione di Velez. Essendosi dichiarato colpevole di un reato minore (maltrattamento di minore) Velez non avrà diritto a risarcimenti. (Fonti: The Guardian, ACLU, USA Today, 08/10/2014)
|