IRAN. PRIGIONIERO POLITICO RISCHIA IMMINENTE ESECUZIONE
9 aprile 2005: la corte suprema iraniana ha confermato la condanna a morte di Hojjat Zamani, 29 anni, rendendo imminente la sua esecuzione.
Membro del maggior gruppo d’opposizione iraniano, il PMOI (People’s Mojahedin Organisation of Iran), a partire dal 2000 Zamani è stato detenuto nella prigione di Evin, a Teheran, dove avrebbe subito pesanti torture. Riuscito ad evadere e rifugiatosi in Turchia, sarebbe stato catturato e consegnato agli agenti del Ministero di Intelligence e Sicurezza iraniano (MOIS).
Rimpatriato in Iran, sarebbe stato nuovamente sottoposto a torture, secondo quanto riportato da Amnesty International.
In questi ultimi mesi Zamani sarebbe stato detenuto nella sezione dei “prigionieri pericolosi” del carcere di Rajai-Shahr, a Karaj, nell’Iran occidentale.
Lo scorso inverno, insieme ad altri prigionieri politici, avrebbe condotto uno sciopero della fame, durato diverse settimane.
Insieme ad altri due prigionieri politici, Jaafar Aghdami e Valiollah Feiz-Mahdavi, il 24 gennaio Zamani ha scritto una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, chiedendo di istituire una speciale missione per “portare alla luce il trattamento subito dai familiari dei prigionieri politici, in particolare quelli i cui cari sono stati torturati o giustiziati nelle prigioni dei mullah negli anni ’80.”
La lettera, fatta uscire di nascosto dal carcere, è giunta nelle mani degli attivisti per i diritti umani, fuori dall’Iran.
Un funzionario del carcere, identificato solo come Sheikhan, avrebbe in seguito minacciato Zamani, dicendogli che sarebbe stato presto giustiziato se non avesse ritrattato la lettera e collaborato con il regime.
Fallah e Khazal, due fratelli di Zamani, sono già stati giustiziati dal regime iraniano. (Fonti: Iran Focus, 09/04/2005)
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