EGITTO: PARLAMENTO NON ABOLIRÀ LA PENA DI MORTE
26 febbraio 2017: la commissione diritti umani del parlamento egiziano ha detto che non raccomanderà mai l’abolizione della pena di morte, rispondendo alle ripetute richieste avanzate da gruppi stranieri per i diritti affinché sia messa fine alla pena capitale.
"Le Organizzazioni occidentali per i diritti umani che si battono per l'abolizione della pena di morte dovrebbero sapere che questo va contro la Sharia islamica e la costituzione del Paese", si legge in un comunicato del comitato diritti umani. Alaa Abed, capo del comitato, ha detto ai giornalisti che l'abolizione della pena di morte violerebbe la Sharia, che si basa sulla dottrina dell’"occhio per occhio e dente per dente”. "Finché la Costituzione egiziana afferma che la Sharia islamica rappresenta la fonte principale della legislazione in Egitto, il parlamento non potrà mai accettare che la pena di morte venga abolita", ha detto.
L'applicazione della pena di morte in Egitto avviene solo dopo che tutte le misure legali sono esaurite e dopo l’approvazione finale da parte del mufti d'Egitto.
"Senza contare che la pena di morte colpisce in primo luogo assassini che hanno versato di proposito il sangue di cittadini, e di conseguenza devono essere condannati a morte secondo la Sharia islamica".
Abed ha aggiunto che "il Parlamento dissente rispetto alle organizzazioni occidentali che chiedono l’ammissione in Egitto dell’omosessualità e del matrimonio gay".
"Ancora una volta preciso che questo non è in linea né con la Sharia islamica né con le radicate tradizioni religiose del popolo egiziano", ha aggiunto.
Abed ha detto che il Consiglio dei Diritti Umani affiliato alle Nazioni Unite ha recentemente fatto pressioni sull’Egitto affinché abolisca la pena di morte.
"Abbiamo detto nella nostra risposta che questa sanzione non può essere abolita, perché questo violerebbe la Sharia islamica, che rappresenta la spina dorsale della normativa in Egitto", ha detto Abed.
Il parlamentare Khaled Hammad, membro del comitato per i diritti umani, ha dichiarato: "La pena di morte è una necessità in un Paese che sta affrontando una guerra feroce contro terroristi e criminali." "E' incomprensibile che terroristi che uccidono cittadini innocenti e che fanno saltare edifici non debbano affrontare la pena di morte. Il Parlamento egiziano non sostiene gli ordini del giorno liberali e radicali delle organizzazioni occidentali per i diritti umani, che mostrano meno interesse per la sicurezza nazionale e i valori religiosi", ha aggiunto.
Atef Makhaleef, vice capo del comitato per i diritti umani, ha detto: “I tribunali in Egitto sono sempre stati scrupolosi nell’imporre la pena di morte su scala molto limitata."
"Molti verdetti capitali sono stati emessi a partire dal 2011, ma nessuno di loro è stato imposto poiché sono stati revocati da corti supreme", ha detto Makhaleef, aggiungendo che "E' meglio che la pena di morte sia attuata su scala molto limitata che abolita del tutto".
Makhaleef ha anche detto che il numero delle esecuzioni praticate in Egitto è molto diminuito negli ultimi anni.
"Credo che siano stati giustiziati solo due o tre criminali che erano stati giudicati colpevoli di traffico di droga e spionaggio", ha detto Makhaleef.
Nabil Polis, un deputato copto, ha dichiarato: "La pena di morte è diventata importante negli ultimi anni perché si è dimostrata strumento efficace per arginare la marea dei reati di terrorismo."
Polis ha detto che sebbene alcuni paesi occidentali abbiano abolito la pena di morte, ancora implementano altre sanzioni mortali come gasare gli assassini o iniettargli del veleno.
"E' la pena di morte, ma in una forma diversa", ha detto Polis.
Le richieste di abolizione della pena di morte in Egitto hanno preso slancio negli ultimi giorni dopo che la Corte di Cassazione ha confermato il 20 febbraio le condanne a morte di 11 imputati nel caso del massacro dello stadio di Port Said del febbraio 2012. (Fonti: english.ahram.org.eg, 26/02/2017)
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