OHIO (USA): NON SI TROVA LA VENA, ESECUZIONE SOSPESA
15 novembre 2017: L’esecuzione di Alva Campbell è stata sospesa dopo oltre 80 minuti di tentativi di inserire un ago in vena. È la terza volta nella storia recente delle esecuzioni Usa, che avviene un fatto del genere. Campbell, 69 anni, bianco, è stato condannato a morte nella Cuyahoga County con l’accusa di aver ucciso, durante un tentativo di evasione il 2 aprile 1997 mentre veniva condotto in un tribunale, di Charles Dials, 18 anni, un passante. Campbell, che aveva già scontato 20 anni di detenzione per un altro omicidio, ha ammesso il fatto. La sua esecuzione era fissata per oggi alle 10 di mattina. Lo staff ha tentato per 30 minuti di trovare delle vene adatte nelle due braccio. In seguito ha cercato di trovare una vena nella gamba destra, sotto il ginocchio. Secondo quanto riferito dai testimoni, lo staff ha utilizzato un apparecchio che emetteva lampi di luce rossa, il cui scopo apparentemente avrebbe dovuto essere quello di facilitare l’individuazione delle vene. Dopo 80 minuti Campbell e due agenti dello staff si sono dati la mano come a complimentarsi reciprocamente di essere riusciti a trovare la vena giusta, ma dopo altri due minuti la tenda è stata tirata, e i testimoni sono stati fatti uscire, senza spiegazioni. Gary Mohr, capo dell’Amministrazione Penitenziaria, in seguito ha comunicato alla stampa di aver ordinato lui la sospensione dell’esecuzione dopo essersi consultato con il team medico che controllava l’esecuzione, quando gli è sembrato evidente che una soluzione non sarebbe stata trovata facilmente. Comunicata la decisione al governatore John Kasich, questi ha fissato una nuova data di esecuzione per il 5 giugno 2019. Kasich il 9 novembre aveva respinto la richiesta di clemenza di Campbell che, malato in fase avanzata di 2 tumori e con gravissimi problemi respiratori, chiedeva di essere lasciato morire per cause naturali. Inoltre sembra sia comprovata la sua allergia al Midazolam, il primo farmaco previsto dal protocollo di esecuzione dell’Ohio. Il sua avvocato d’ufficio, David Stebbins, negli ultimi ricorsi avevano sostenuto che tentare una esecuzione su una persona così anziana, così malata, e le cui vene erano già state valutate negativamente nelle fasi che precedevano l’esecuzione, avrebbe costituito una “punizione crudele ed inusuale”, vietata dalla costituzione. Poche settimane fa lo stesso Campbell aveva detto che avrebbe accettato la fucilazione, ma nello stato dell’Ohio non è in vigore, nemmeno come metodo di riserva. Alcuni commentatori hanno rilevato che non è la prima volta che gli Usa giustiziano (o in questo caso provano a giustiziare) una persona palesemente malata. Solo pochi giorni fa la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato il via libera all’esecuzione di Vernon Madison, un uomo che dopo due infarti è diventato cieco, non deambula, e soprattutto ha perso la memoria, al punto di non ricordare più il reato commesso. La Corte ha però sostenuto che è comunque ancora in grado di capire il nesso che la sua esecuzione avverrà per un omicidio da lui commesso, e questo, secondo la Corte, è sufficiente. Il 17 marzo 2015 il Missouri giustiziò Cecil Clayton, 74 anni, a cui era stata asportata una parte del cervello, abbassandogli il quoziente intellettivo a 71 punti, e soffriva di demenza senile. In almeno 4 occasioni detenuti che avevano tentato il suicidio sono prima stati salvati con interventi d’urgenza, per poi essere giustiziati. (Fonti nbcnews, DPIC, 15/11/2017)
|