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IRAN HUMAN RIGHTS: I PARENTI DELLE VITTIME CHE PERDONANO SONO PIÙ DI QUELLI CHE INSISTONO PER LE IMPICCAGIONI

15 aprile 2020:

Iran Human Rights, all’interno del suo “Rapporto Annuale sulla Pena di Morte in Iran nel 2019” affronta il tema del “perdono”. Il 12° rapporto annuale sulla pena di morte di Iran Human Rights (IHR) e ECPM fornisce, tra le altre cose, un approfondimento sul tema del movimento abolizionista in Iran, e all’interno di questo, dei reati Qisas e la relativa possibilità, per i parenti delle vittime, di “perdonare”.
Come è noto, il concetto di “Qisas” deriva direttamente dal Corano, e in Occidente viene tradotto come “restituzione dello stesso tipo” oppure, più colloquialmente, "legge del taglione”. È prevista per una serie di reati, compreso l’omicidio. Questo fa sì che ogni omicidio, indipendentemente dal suo “grado”, ossia se sia stato volontario o meno, premeditato oppure d’impeto, viene punito con un altro omicidio: l’impiccagione.
Le condanne a morte “Qisas” per omicidio sono state conservate nel nuovo codice penale islamico iraniano (CPI). Il Codice penale iraniano non stabilisce specificamente che i condannati per omicidio sono soggetti alla pena di morte ma piuttosto a “qisas”.
Le condanne a morte “Qisas” sono applicate anche a quelli che secondo gli standard internazionali sono i minorenni. Per la Sharia infatti, l'età della responsabilità penale per le ragazze è 9 anni, e per i ragazzi 15. Inoltre, in Iran vige l’anno lunare, che è di 354 o 355 giorni, quindi in media 10 giorni più breve dell’anno solare. Chi ha 15 anni in Iran ha 14 anni e mezzo in Occidente.
Inoltre, in base al CPI, la pena di morte è generalmente soggetta a un'applicazione discriminatoria basata su genere e religione.
Oltre alla non-uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, vengono riportati molti episodi di violazione delle norme sul giusto processo nei casi di qisas. L'uso della tortura per ottenere confessioni, e processi frettolosi senza dare tempo sufficiente alla difesa per condurre una valutazione indipendente delle prove sono frequenti.

Le esecuzioni “Qisas” sono state la categoria di esecuzione più comune nel 2019.
225 esecuzioni sono state eseguite per qisas (188 nel 2018);
65 esecuzioni di qisas sono state annunciate da fonti ufficiali (28%);
68 esecuzioni di qisas sono state eseguite in una prigione;
4 persone giustiziate erano minorenni (di età inferiore ai 18 anni) al momento del reato;
15 persone tra quelle giustiziate per accuse di omicidio erano donne;
6 persone sono state impiccate in pubblico.

ESECUZIONI QISAS DAL 2010
Secondo i rapporti IHR, ci sono state almeno 1.467 esecuzioni qisas tra il 2010 e il 2019 con accuse di omicidio.
Il numero di esecuzioni qisas, che è stato relativamente basso tra il 2010-2012 (22, 37 and 18), è aumentato notevolmente nel 2013 (148) e da allora è rimasto elevato, raggiungendo 240 nel 2014 e nel 2017. L'aumento del numero di esecuzioni qisas coincide con la crescente critica internazionale per le esecuzioni legate alla droga in Iran. Nel 2019 le esecuzioni qisas sono state almeno 225, il 19% in più rispetto alle 188 del 2018.

IL MOVIMENTO PER IL PERDONO
Secondo il codice penale iraniano, la famiglia della vittima può richiedere “qisas”, oppure può chiedere un risarcimento, detto “diya”, che letteralmente sarebbe “prezzo del sangue”. Come terza alternativa la famiglia della vittima può concedere il “perdono”.
IHR stila un rapporto sul “perdono” dal 2015. Complessivamente, i rapporti di questi 5 anni mostrano che le famiglie di vittime di omicidio che hanno scelto il perdono o il risarcimento in denaro sono più numerose di quelle che hanno scelto la pena di morte.
Per semplicità, useremo il termine “perdono” indipendentemente dal fatto che ci sia stata una domanda di denaro o meno.
Così come per le esecuzioni, anche per i “perdoni” non tutti i casi vengono annunciati dai media iraniani. Sulla base delle relazioni dei media iraniani e, in misura minore, attraverso la propria rete all'interno dell'Iran, IHR ha identificato 374 casi di perdono nel 2019, rispetto a 272 casi nel 2018, 221 casi nel 2017, 232 casi nel 2016 e 262 casi nel 2015. Pertanto, la tendenza al perdono è in aumento. Nel 2019 i casi di perdono (374) sono stati più numerosi di quelli delle esecuzioni qisas implementate (225). Si ritiene che i numeri effettivi sia per il perdono che per le condanne a morte qisas siano più alti. I rapporti indicano che il numero di casi di perdono potrebbe essere parecchie volte superiore rispetto ai numeri presentati in questo rapporto. Il 19 novembre 2019, il portavoce della magistratura iraniana, Gholamhossein Esmaili, ha detto ai giornalisti che dall'inizio dell'anno civile iraniano (a partire dal 21 marzo 2019) i familiari in 346 casi di qisas hanno perdonato il condannato nel braccio della morte, con un aumento del 15% rispetto all'anno precedente. Pertanto, secondo il portavoce, tali condannati non sono più soggetti all'esecuzione.

QISAS E PERDONO: DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
Nel 2019, IHR ha registrato casi di perdono in 29 delle 31 province dell'Iran. In confronto, sono state riportate condanne a morte di qisas in 25 province. In 20 province il numero di casi di perdono è stato superiore alle esecuzioni qisas. In solo 7 province il numero di esecuzioni qisas ha superato i casi di perdono. Questo è avvenuto nelle province di Azerbaijan Orientale (13-6), Khorasan Razavi (15-4), Mazandaran (10-5), Ilam (6-4), Gilan (7-0), Khorasan Meridionale (5-0), Ardabil (3-2). In 2 province (Qom e Bushehr) il numero è pari (1-1).

(Fonte: IHR)

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