IRAN - Appello per salvare Ahmadreza Djalali
26 aprile 2023: (26/04/2023) - Appello per salvare Ahmadreza Djalali, lo studioso iraniano-svedese nel braccio della morte ‘Scholars at Risk’, un network internazionale che protegge la libertà accademica, ha ricordato che da 7 anni Djalali è in carcere in Iran, e rischia l’esecuzione. In una e-mail inviata ai primi ministri di Svezia e Belgio il 26 aprile, il direttore esecutivo di Scholars at Risk, con sede a New York, Robert Quinn, ha esortato i due capi di governo a fare tutto ciò che è in loro potere per ottenere il rilascio di Djalali "prima che sia troppo tardi". “Oggi sono sette anni da quando il dottor Djalali è stato arbitrariamente arrestato dalle autorità iraniane. Il dottor Djalali ha sopportato oltre 2.550 giorni nella prigione di Evin, a Teheran, in condizioni crudeli e disumane, comprese torture e continue minacce di esecuzione imminente", ha aggiunto Quinn. Djalali è stato arrestato durante una visita accademica in Iran nel 2016 ed è stato condannato a morte con l'accusa di spionaggio e tradimento a seguito di quello che le organizzazioni per i diritti umani hanno definito un processo "gravemente iniquo". Medico specializzato in medicina d’emergenza (soccorsi in caso di calamità), ha lavorato all'Università del Piemonte Orientale di Novara, al Karolinska Institutet di Stoccolma, e alla Vrije Universiteit Brussel di Bruxelles. Djalali nega le accuse, e anzi ritiene di essere stato arrestato “per rappresaglia” per non aver accettato la richiasta dei servizi segreti iraniani di fornire informazioni sulle infrastrutture antiterrorismo con cui collaborava in Europa. Nel febbraio 2018 la Svezia gli ha concesso la cittadinanza, nella convinzione che questo possa agevolare le trattative a favore di Djalali. Sembra che in realtà la mossa abbia molto innervosito le autorità iraniane, le quali per altro non accettano mai il concetto di “doppia nazionalità”, nemmeno in casi meno drammatici. Non riconoscendo il principio della “doppia nazionalità” l’Iran ritiene di non essere tenuta a rispettare gli accordi internazionali, che pure ha sottoscritto, in termini di “giusto processo”, i quali prevedono, come garanzia minima, che un imputato venga assistito da un avvocato scelto dal consolato del paese di provenienza, e che personale delegato dall’ambasciata possa assistere alle fasi principali del processo. Djalali, che all’epoca era residente in Svezia, era stato arrestato nell’aprile 2016 dopo essere tornato a Teheran per partecipare a un ciclo di seminari su invito dell’università stessa. I governi occidentali hanno ripetutamente accusato la Repubblica islamica di prendere in ostaggio cittadini stranieri o con doppia nazionalità per poi usarli negli scambi di prigionieri o come merce di scambio nei negoziati internazionali. Sul caso Djalali, vedi anche NtC 03/08/2019, 03/08/2019, 21/08/2019, 18/12/2019, 24/11/2020, 25/11/2020, 01/12/2020, 02 /12/2020, 16/12/2020, 18/12/2020, 18/03/2021, 30/03/2021, 15/04/2021, 09/04/2022, 02/05/2022, 04/05 /2022, 09/05/2022, 21/05/2022, 24/05/2022, 24/05/2022.
https://iranwire.com/en/news/115992-plea-to-save-iranian-swedish-scholar-in-death-row/ (Fonte: iranwire.com)
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