È ORA CHE IL SISTEMA PENALE VADA IN PENSIONE
6 settembre 2025: Diego Mazzola su l’Unità del 6 settembre 2025
La Storia ci conferma che la Legalità non è il Diritto e che è dovere della politica fare in modo che la Legalità garantisca il rispetto del Diritto, quello degli animali e quello delle persone. C’è un aspetto della questione che sconvolge gli osservatori del settore Giustizia. Sto parlando della frenesia e della logica del processo e della conseguente smania di punire. Non ci vuole un genio per comprendere quanto sia inutile, violento e controproducente imbastire un processo per “giudicare”, ad esempio, il comportamento di quella povera donna, tra l’altro studentessa universitaria, che in gran segreto dal proprio fidanzato e dalla famiglia sia riuscita a portare a termine ben due gravidanze e che abbia soppresso la vita di quelle sue due creature, disperatamente sepolte in un terreno vicino a casa. Punire in maniera esemplare un atto del genere, può contribuire a fare “deterrenza”, ovvero a scongiurare che altre giovani donne seguano il suo esempio? Francamente non credo siano in molti a crederlo. Ciò in cui “si crede” è solo d’intenzione di punirla, con il carcere naturalmente, con l’ergastolo per la maggiore, con la pena di morte secondo pochi (per fortuna). Anche nel caso del delitto di Garlasco, per il quale il fidanzato della vittima ha già trascorso 18 anni in galera pur avendo sempre urlato la propria innocenza, non è proprio il caso di parlare di deterrenza, bensì di un desiderio di vendetta socialmente e giudiziariamente cresciuto come una “mala pianta”, nonostante sia stato assolto nei primi due livelli di giudizio. La deterrenza è, dunque, quella circostanza per cui “magicamente” si crede che l’informazione possa impedire che altri compiano simili “reati”. Perché eventi del genere vengono considerati “reati” perché si aprano le porte delle galere. Oggi sappiamo che lo Stato, proibendo determinati comportamenti umani, classificati come reati, per mezzo della minaccia di una specifica sanzione afflittiva, ovvero la pena, si comporta come il contadino che chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati, pensando di tutelare, mentendo a sé stesso, i valori fondanti di un popolo. È stato chiarito che, anche s e alcuni reati sono generalmente uguali nei diversi Stati del mondo, le pene possono essere diverse, come pure molti reati sono diversi da Stato a Stato, nel senso sia che si attribuisce una diversa gravità ai medesimi comportamenti asociali sia che ogni Stato punisce certi comportamenti ma non altri, il tutto secondo l’evoluzione del diritto e delle società nel mondo. Non solo: ora sappiamo che per trent’anni l’articolo 4 bis (icona dell’emergenza mafiosa) è stato applicato creando regimi speciali differenziati, processuali penali e penali penitenziari, e perciò violando la Costituzione. Questo genere di considerazioni rientra tra quelle che portano a constatare “Il declino del Diritto Penale”, così come suggerito dal professor Klaus Luderssen in un suo scritto di non facile lettura, e faticosamente tradotto dall’impagabile professor Luciano Eusebi. Credo, al contrario, che l’estremo rumore con cui l’informazione si occupa di quelle cose, tra cui i casi di femminicidio che occupano tanto spesso e pesantemente gli spazi di cronaca nera dei nostri telegiornali, siano vissuti da molti non come “dovuta informazione”, ma come una possibile via d’uscita da situazioni, disdicevoli nei rapporti umani, ma che possono contribuire al mancato controllo del sé. Il luogo nel quale trattenere le persone che hanno pensato di spezzare il legame con la società civile, ma che “mostri” non sono (lo riconosce la stessa psichiatria moderna), dev’essere totalmente ripensato affinché sia rispettato il diritto al riconoscimento del senso della dignità personale, sempre indispensabile al respiro di coscienza che alberga in ognuno di noi. Dopo attente analisi non può sfuggire che nessuno è da considerarsi responsabile dei processi mentali che ci determinano all’azione, ma nulla e nessuno ci può impedire di studiarli e conoscerli per fare una giusta prevenzione: cosa di cui non può occuparsi il Diritto Penale. Chi vive l’ideale di andare oltre il Sistema Penale e la barbarie del carcere, lo fa per aver compreso con Thomas Mathiesen che “la prigionizzazione è l’opposto stesso della riabilitazione, ed è l’ostacolo maggiore sulla strada del reinserimento nella società”. Ribadisco la necessità di non credere all’utopia delle pene alternative, bensì al dovere di creare alternative al processo penale, molto opportunamente mandandolo in pensione.
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