EMIRATI ARABI: CAMMELLIERE OTTIENE IL PERDONO ED EVITA L’ESECUZIONE
26 febbraio 2014: un cammelliere sudanese riconosciuto colpevole dell’omicidio del proprio cugino è stato condannato negli Emirati Arabi Uniti a un solo anno di carcere come misura disciplinare, a seguito del perdono concesso dai parenti della vittima.
Il cammelliere, identificato come SA (24 anni), avrebbe accoltellato il suo parente MAM in un mercato di cammelli a Dubai nel corso di una rissa legata alla vendita di due capi, nella zona di Al Marmum intorno alle 8:30 di mattina del 9 dicembre 2011, secondo i registri della polizia di Al Hebab.
Nel corso di un’udienza il 1° febbraio 2012, il cammelliere ha sostenuto di aver pugnalato il cugino per legittima difesa. Secondo la sentenza del Tribunale Penale di Dubai, pronunciata dal giudice Maher Salama Al Mahdi, SA ha evitato una possibile condanna a morte o all’ergastolo.
Il tribunale lo aveva condannato a dieci anni di carcere, poi sia la corte d’appello di Dubai che la corte di cassazione avevano portato la pena a 15 anni.
I pubblici ministeri avevano chiesto la condanna a morte, tuttavia il giudice Al Mahdi ha dichiarato che il motivo alla base della ridotta pene detentiva è la “rinuncia dei propri diritti da parte dei familiari di MAM".
Un sergente di polizia dell’Oman ha testimoniato che dopo le pugnalate, SA non è scappato, cercando piuttosto di seguire i suoi colleghi che avevano portato MAM sulla strada principale, in cerca di aiuto.
Durante l'udienza finale, lo scorso 12 febbraio, un cammelliere di nome Othman Al Siddiq (40 anni) si è portato davanti alla giuria, alla presenza dei parenti della vittima.
"Il defunto era mio cugino e anche l’imputato è mio parente. Da tre mesi gli eredi della vittima mi hanno dato la procura per rappresentarli nella rinuncia ai loro diritti".
Il giudice Maher Salama ha chiesto se SA dovesse pagare il prezzo del sangue. Al Siddiq ha risposto: " No, lo abbiamo perdonato e quindi non vogliamo che lui paghi il prezzo del sangue".
L'avvocato di SA, Saeed Al Ghailani, ha presentato un promemoria sottolineando che al proprio assistito è stato concesso il perdono. L’avvocato ha quindi chiesto al tribunale di attuare le disposizioni relative al perdono previste dal codice penale, esercitando la massima clemenza. (Fonti: gulftoday.ae, 27/02/2014)
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