LA CONOSCENZA COME DIRITTO UMANO. IL CONSIGLIO D’EUROPA DICE SI’
22 maggio 2021: Roberto Rampi* su Il Riformista del 21 maggio 2021 Oggi il “Diritto alla Conoscenza” supera il passaggio decisivo dell’approvazione in Commissione Cultura, Scienza, Educazione e Media dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa con un rapporto, una risoluzione e una raccomandazione che passano al voto definitivo dell’Assemblea dove siedono i parlamentari dei 47 Paesi che dall’Atlantico agli Urali rappresenta la casa dei diritti e della democrazia del continente europeo. Si definisce così un nuovo diritto umano che incrocia libertà e qualità dell’informazione, trasparenza degli atti, qualità del dibattito politico e pubblico e diffusione degli strumenti culturali indispensabili per comprendere, decriptare, interpretare e in ultima analisi scegliere e decidere. Conoscere per deliberare. Essere colti è l’unico modo di essere liberi. Ma la cultura non è un fatto di titoli e nozioni ma di strumenti. E la delineazione di un nuovo diritto umano alla conoscenza prova a definirne le condizioni necessarie, individuando il percorso per raggiungerle. Impegnando in questa direzione ogni Paese e ogni comunità. In sostanza la differenza tra Democrazia e Dittatura, pur e soprattutto nella sua forma più subdola di Democratura, non è tanto la ritualità del voto ma la sostanziale possibilità di sapere, di conoscere, di comprendere, di discutere, di confrontarsi, di costruire insieme una posizione via via diversa, nuova ed originale figlia del dibattito, dell’incontro con l’altro, anche nella tutela e nella valorizzazione delle idee numericamente e temporaneamente minori. Il “Diritto alla Conoscenza” trova così casa e accoglienza nel luogo che dal 1947 si pone come obiettivo la tutela dei diritti umani e dello stato di diritto e nasce come spazio della discussione e del confronto con le idee e con le parole che vanno a sostituirsi alle armi e ai carri armati mettendo a sedere nella stessa aula parlamentare i nemici di pochi mesi prima nella città simbolo, Strasburgo, della violenza e della separazione. Il Consiglio d’Europa e la sua Assemblea Parlamentare nascono e vivono così e continuano questo percorso allorché, dopo la caduta della cortina di ferro, accolgono via via tutti i Paesi degli ex regimi dell’Europa Orientale, così come la Turchia, fino a ospitare come osservatori i rappresentanti delle democrazie mediorientali e a vedere seduti a discutere in un’aula parlamentare i rappresentanti del popolo israeliano e palestinese. Con oggi questa avventura democratica virtuosa apre una nuova pagina individuando quelle che è un pilastro fondamentale e al tempo stesso uno snodo e un punto debole. Il Parlamento dei Parlamenti accoglie così un lungo lavoro di intelligenza collettiva, figlio dell’impegno di tanta parte dell’associazionismo e della società civile, a partire dal Comitato Globale per lo Stato di Diritto e il Diritto alla Conoscenza nato nel Partito Radicale con questo obiettivo su esplicita indicazione di Marco Pannella, e che ne ha raccolto l’eredità sotto la guida del Presidente, ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, e del segretario Matteo Angioli, instancabile mattatore della campagna, che ha saputo tessere molteplici relazioni in questa direzione. Fondamentale anche il ruolo del Siracusa International Institute presieduto dal grande giurista egiziano Mahmoud Cherif Bassiouni ed ereditato, dopo la sua scomparsa, da Ezechia Paolo Reale e, non ultimo, il contributo di Nessuno tocchi Caino. * Senatore del Partito Democratico, Relatore Generale per il Diritto alla Conoscenza
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