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LA VIA FEDERALISTA SPERANZA PER IL MEDIO ORIENTE

28 novembre 2025:

Oreste Gallo su l’Unità del 28 novembre 2025

“Nessuno è autosufficiente. Nessuno può pretendere di detenere la verità. Nessuno può arrogarsi il diritto di imporsi agli altri. Ci occorre sviluppare la coscienza dell’autodeterminarsi, recuperare l’esperienza personale e collettiva. In solitudine non si matura. Comunicare chiede anche coraggio.” Ha scritto Danilo Dolci nell’opera “La comunicazione di massa non esiste” del 1995.
Quando ho letto l’articolo di Sergio D’Elia e Roberto Rampi “Per il Medio Oriente un Manifesto come quello di Ventotene” ho sentito un sussulto di gioia al pensare che altri si stessero muovendo nella stessa direzione nel riflettere sul dramma israelo-palestinese!
A inizio settembre ho infatti partecipato al primo Federalist Peace Forum, un incontro tra giovani palestinesi e israeliani organizzato, con il sostegno finanziario del Consiglio d’Europa, dalla Gioventù Federalista di Germania e Italia insieme al Federal Forum, che raccoglie costruttori di ponti di pace in una terra insanguinata. Mentre mi dirigevo verso Ventotene, dove l’incontro è avvenuto, mi sentivo come dominato da un intreccio di paura e speranza. Paura, nella consapevolezza di vivere in un mondo senza regole, a maggior ragione con la rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, ultima tappa di una lenta erosione dell’ordine internazionale liberale. Speranza, quasi naturale nel ritornare in luogo come Ventotene dopo più di 30 anni, rinforzata dalla ragione stessa della visita: l’incontro di pace, appunto, tra attivisti palestinesi e israeliani. Quasi stentavo a credere che avrei partecipato a tutto ciò!
Il programma prevedeva due filoni di riflessione, il primo guidato da rappresentanti senior delle due parti e il secondo di giovani attivisti, assistiti da una specialista di peace building. Comprensibilmente, dopo decenni di violenza e reciproche sopraffazioni, si percepiva una sottile tensione ma, pure, il desiderio di conoscersi. Ci sono stati, quindi, momenti toccanti, come il racconto della ragazza arabo-palestinese sull’esperienza quotidiana di andare a scuola con compagni ebrei che portano delle armi, facendo parte dell’esercito; come l’orgogliosa rivendicazione di un giovane ebreo che ha servito con onore nell’esercito per difendere Israele; come il racconto di Kamal, avvocato a Washington e attivista palestinese, che ha dovuto abbandonare all’età di 9 anni l’abitazione in cui era nato a Gerusalemme Est, per seguire i genitori in un esilio negli Stati Uniti, immaginato temporaneo; come gli occhi dolcissimi di una anziana signora israeliana, che mi ha raccontato le tragiche peripezie della sua famiglia e, in particolare, di uno zio, sopravvissuto per morire in Italia mentre cercava di salvare una persona che stava annegando nel Lago Maggiore; come la denuncia da parte palestinese di uno stato fondato sul privilegio, ove esistono almeno quattro (!) regimi di accesso ai diritti fondamentali sul territorio controllato.
Eppure, erano lì, a Ventotene, con tutto questo carico emotivo di rabbia e frustrazione per prendere parte a una scommessa su un futuro diverso, a partire dal superamento di un passato di morte, cercando di evitare di rimanere invischiati. Mi sono tornate alla mente le parole di Liliana Segre quando raccontò di lei, ragazzina di 14 anni, che si ritrova a pochi giorni dalla liberazione, con una pistola in pugno, di fronte al suo aguzzino. Avrebbe potuto cedere alla logica della vendetta, sicura di essere compresa. Decise, invece, con coraggio di scegliere l’Amore e la Vita.
Attraverso il confronto, sempre nell’ascolto reciproco, sono emerse alcune idee fondamentali per la costruzione di un futuro di pace. La necessità di mettere da parte il passato, riconoscendo a entrambi i popoli il diritto all’intero territorio, dal fiume al mare, di cui godere in piena condivisione, entro uno Stato dei Diritti fondato sull’uguaglianza di palestinesi ed ebrei, nel pieno diritto delle due diaspore di ritornare e di condividere i siti religiosi fondamentali per le religioni islamica ed ebraica.
Al termine del percorso si è giunti così alla firma di una dichiarazione che contiene i principi su cui si era raggiunto un accordo e l’impegno a costruire un movimento federalista nella regione che lavori per promuovere questa visione. Ma il momento più emozionante è stato durante una breve gita in barca – una flottiglia di pace assai diversa da quella diretta verso Gaza! – quando ci si è tuffati in mare tutti insieme, e coloro che non sapevano nuotare con i salvagenti! Non si era più palestinesi, israeliani, tedeschi, americani, italiani ma esseri umani e questa è la magia della maieutica e del Federalismo che unisce le persone, aldilà dei confini artificiali degli Stati. Una speranza in un futuro che non sia tragica ripetizione del passato! Federazione Levantina, subito!

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