COREA DEL NORD: REATI MINORI PUNITI CON ESECUZIONE
25 novembre 2009: una serie di reati comuni minori sono puniti in Corea del Nord con l’esecuzione capitale, in base ad alcuni Allegati del “Codice Penale della Repubblica Democratica del Popolo di Corea”, trapelati all’esterno del Paese.
Per esempio, per la contraffazione di moneta il codice stabilisce più di 10 anni di rieducazione mediante il lavoro, o la rieducazione a tempo indeterminato per i casi gravi, tuttavia uno degli articoli contenuti negli allegati stabilisce che “In circostanze estreme, il colpevole può essere giustiziato”.
Sebbene questi articoli siano stati adottati dalla Corea del Nord nel 2007, non sono stati resi noti all’esterno del Paese.
Dei 23 articoli contenuti nelle “Clausole Aggiuntive del Codice Penale”, sono 17 quelli che prevedono l’esecuzione capitale per “casi molto gravi” di diversi reati comuni, mentre il solo Codice Penale stabilisce l’esecuzione per quattro soli reati di tradimento.
Il Comitato esecutivo dell’Assemblea Suprema del Popolo ha adottato gli articoli aggiuntivi il 19 dicembre 2007, con l’Ordinanza No. 2483.
L’art. 1 stabilisce che l’esecuzione è ammessa nel caso di distruzione volontaria o attacco contro complessi militari”. Il base al codice penale, in questo caso è appropriata solo una condanna a più di 10 anni di rieducazione tramite lavori forzati o lavori forzati a tempo indeterminato, in circostanze particolarmente gravi.
Altri crimini che in base agli articoli aggiuntivi portano all’esecuzione includono: saccheggio, furto, distruzione o danneggiamento di beni nazionali, frode di valuta, diffamazione intenzionale, sequestro, stupro, furto di beni privati, traffico di metalli, traffico di beni naturali, narcotraffico e tangenti per traffici sessuali.
L’art. 23 prevede l’esecuzione o la condanna alla rieducazione mediante lavoro a tempo indeterminato nel caso un individuo commetta un certo numero di gravi reati senza riconoscere la propria colpa o mostrare segni di ravvedimento.
Nella metà degli anni ’90 vennero praticate esecuzioni pubbliche extra-giudiziarie di persone riconosciute colpevoli di reati come furto di mucche o cibo, crimini che si verificavano in tutti i settori della società nord-coreana. Dopo l’adozione dell’art. 23, la condanna a morte è stata comminata all’interno di processi giudiziari.
Come chiarisce sempre l’art. 23, il codice penale non riguarda specifici atti criminali, tuttavia rende possibile l’esecuzione “in circostanze gravi” o per “persone incorreggibili”.
In questo caso, le condanne capitali possono applicarsi in teoria a tutti i reati, in violazione grave dei principi giuridici stabiliti, sebbene queste violazioni non siano nuove nella pratica legale della Corea del Nord.
Il Professor Park Jung Won, della Kookmin University di Seoul, spiega che “queste aggiunte consentono la possibilità di punire attraverso la legge non solo reati relativi al tradimento ma anche reati comuni, attraverso esecuzioni e confisca di beni”.
“Queste aggiunte costituiscono anche lo strumento mediante cui le autorità della Corea del Nord reagiscono alle critiche provenienti dall’esterno relative alle esecuzioni non consentite nell’ambito di processi”.
Un fuoriuscito che ha assistito ad un’esecuzione pubblica alla metà degli anni 2000, ha spiegato la situazione al Daily NK: “Nella contea di Kim Jung Suk, provincia di Yangkang, sono stato presente all’esecuzione pubblica di una donna, alla quale io stesso ho letto il verdetto. A questo caso è applicabile l’Allegato 49. La donna è stata giustiziata per il furto di materiale elettrico”.
La legislazione è stata usata per un certo numero di anni, poi nel 2007 è stata rivista.
La stessa fonte ha aggiunto: “Per quel che so, durante il periodo di carestia noto come ‘March of Tribulation’, a metà degli anni ’90, le autorità hanno definito gli Allegati per affrontare le emergenze”. (Fonti: DailyNK.com, 25/11/2009)
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