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Il governatore della California Gavin Newsom
Il governatore della California Gavin Newsom
SAN QUINTINO: VIA TUTTI DAL BRACCIO DELLA MORTE

12 febbraio 2022:

Valerio Fioravanti su Il Riformista del’11 febbraio 2022

Gran cosa quando sulla scena politica irrompe il coraggio, e perché no, anche la fantasia. In California, un bel governatore, Gavin Newsom, che sembra preso da un film, con una bella moglie, che sembra ancora più hollywoodiana di lui, e non si lascia chiamare “First Lady” bensì “First Partner”, prende una proposta di legge che voleva essere forcaiola, ne individua una piccola parte, applica solo quella, e svuota il braccio della morte. Che non è un braccio della morte qualsiasi, è il più grande degli Stati Uniti, con 673 uomini e 21 donne. Quasi 700 persone, 72 delle quali hanno superato i 40 anni di permanenza, e 43 avevano solo 18 anni al momento del reato ascritto. Sono così tanti perché la California è lo Stato più popoloso degli Usa (40 milioni) ma è anche uno Stato che non compie esecuzioni da 16 anni, e che anche nel trentennio precedente ne aveva compiute “solo” 13.
Deve avere anche un buon ufficio stampa questo Newsom, perché la notizia dello “svuotamento” del braccio della morte è passata su tutti i principali media del mondo. Ma a leggere meglio, la notizia è un po’ gonfiata. Sarebbe stato più corretto definirlo “spostamento”. Andiamo con ordine.
In California si è cercato due volte di abolire la pena di morte per via referendaria, nel 2012 e nel 2016. Entrambe le volte, per tre punti, la proposta non è passata. Nel 2016 è invece passato un altro referendum, denominato “pena di morte più veloce”, che avrebbe voluto diminuire il numero di ricorsi della difesa. Il referendum “forcaiolo” era passato con solo mezzo punto di vantaggio, ma poi con una serie di sentenze la Corte Suprema di Stato lo aveva dichiarato inapplicabile, perché l’idea di ridurre le garanzie legali fornite a un cittadino (per quanto criminale) è stata considerata incostituzionale.
Siccome i forcaioli si assomigliano un po’ in tutto il mondo, il “referendum 66”, oltre a volerli uccidere più velocemente, voleva anche che lo Stato spendesse di meno per dar loro da mangiare, che li costringesse a lavorare e gli sequestrasse il 70% della magrissima paga (in alcune carceri non supera i 5 dollari al mese) per devolverla alle vittime. Le quali non erano particolarmente impressionate dal proposto risarcimento che si aggirava sui tre dollari al mese, ma in alcune dichiarazioni avevano asserito di “apprezzare la simbolicità del provvedimento”.
Alla fine neanche la parte del risarcimento è andata davvero in porto, perché la procedura burocratica necessaria sarebbe costata più dei tre dollari al mese ricavati, tanto è vero che dal 2016 a oggi per le vittime sono stati accantonati, ma non spartiti, solo 49.000 dollari.
Newsom però ha colto il lato positivo della proposta di “lavori forzati”: siccome era impossibile far lavorare 700 persone che vivevano praticamente in isolamento, il referendum 66 aveva “concesso” che i condannati a morte potessero essere trasferiti in altre carceri “con adeguato livello di sicurezza”, e lì partecipassero alle attività lavorative già esistenti. Ed è quello che Newsom ha fatto: tutti via da San Quintino, tutti sparsi per le sette diverse carceri di massima sicurezza dello Stato, e praticamente tutti tolti dallo Stato di decennale isolamento per essere inseriti in un “progetto innovativo ancorato alla riabilitazione”. Certo dovranno lavorare, e del lavoro svolto lo Stato gli lascerà in tasca forse meno di due dollari, ma nessuno degli ex detenuti di San Quintino si è fin qui lamentato. Anche perché Newsom, come stanno facendo altri Governatori democratici negli Stati Uniti, già dal discorso di insediamento ha avvertito che non firmerà nessun mandato di esecuzione.
Semplici ma inconfutabili le parole con cui oggi Newsom ha annunciato lo svuotamento/spostamento: “Penso che l’omicidio premeditato sia sbagliato, in tutte le sue forme e manifestazioni, compreso l’omicidio premeditato sponsorizzato dal governo. Non sostengo la pena di morte, non l’ho mai fatto. La prospettiva di finire nel braccio della morte ha più a che fare con la tua ricchezza e razza che con la tua colpa o innocenza”, ha detto Newsom. “Parliamo di giustizia, predichiamo la giustizia, ma come nazione non la pratichiamo nel braccio della morte”.
Come i lettori del Riformista sanno, Nessuno tocchi Caino ritiene che alcuni regimi detentivi in Italia non siano poi molto diversi dai bracci della morte. Abbiamo anche noi chi crede fermamente che i cittadini “caini” vadano trattati molto duramente, magari anche un po’ torturati, e possibilmente per tutta la vita. Quello che ci manca, rispetto a questa storia californiana, sono i politici fantasiosi e, ancor di più, quelli coraggiosi.

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