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IRAN - Javaid Rehman
IRAN - Javaid Rehman
IRAN - Nuovo rapporto del Relatore Speciale sui Diritti Umani in Iran

10 febbraio 2022:

Il nuovo rapporto di Javaid Rehman, Relatore Speciale sulla Situazione dei Diritti Umani in Iran.
Questo rapporto dovrebbe essere presentato alla prossima riunione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, dal 28 febbraio al 1 aprile 2022.
Giovedì 10 febbraio 2022, Javanehha, citando il sito web delle Nazioni Unite, ha riferito che è stato pubblicato il nuovo rapporto del Relatore Speciale sulla Situazione dei Diritti Umani in Iran.
Alcune delle questioni trattate in questo rapporto sono l'imposizione della pena di morte, la privazione arbitraria del diritto alla vita, la detenzione arbitraria, le restrizioni alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione, la privazione del diritto a un tenore di vita adeguato, la risposta del governo alla pandemia di coronavirus, la condizione femminile e delle minoranze.
Il rapporto cita anche l'uso diffuso della forza letale da parte del governo, anche in manifestazioni pacifiche nel 2009, 2019, 2020 e 2021, che hanno portato a un numero allarmante di morti, arresti e sparizioni forzate, processi ed esecuzioni.
Il rapporto fa anche riferimento al massacro del 1988 e alle esecuzioni del 1981, avvenimenti sui quali il governo iraniano, sollecitato più volte dalla Nazioni Unite, non ha fornito nessuna risposta, né ha avviato alcuna indagine. Al contrario, il governo sta perseguendo una politica formale per cancellare questi eventi dalla memoria della storia.
Il rapporto indica anche l'abbattimento dell'aereo di linea ucraino avvenuto l’8 gennaio 2020.
Nel suo rapporto, “il Relatore Speciale esorta la comunità internazionale a chiedere responsabilità rispetto agli eventi emblematici di lunga data che sono stati accolti con persistente impunità, comprese le sparizioni forzate e le esecuzioni sommarie e arbitrarie del 1988 e le proteste del novembre 2019".
L'introduzione al nuovo rapporto afferma: “La presente relazione è sottoposta al Consiglio per i Diritti Umani ai sensi della Risoluzione 46/18 del Consiglio. Nel rapporto, che contiene informazioni raccolte fino al 1° dicembre 2021, il Relatore Speciale fornisce una panoramica di alcune delle preoccupazioni più urgenti in materia di diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran ed esamina gli ostacoli principali all’individuazione delle responsabilità specifiche sulle gravi violazioni dei diritti umani. Seguono raccomandazioni al governo e alla comunità internazionale.
Il Relatore Speciale desidera sottolineare ancora una volta che, nonostante le ripetute richieste, non gli è stato ancora concesso l'accesso alla Repubblica islamica dell'Iran. Ribadisce la sua richiesta alle autorità di consentirgli di effettuare visite nel Paese secondo il suo mandato.
Il Relatore Speciale ha potuto interagire con le vittime, le loro famiglie e i membri della società civile e raccogliere informazioni solo attraverso comunicazioni e interviste. Il Relatore Speciale sottolinea il suo sostegno al lavoro fondamentale svolto dai singoli e dalle organizzazioni della società civile nonostante le molestie e le intimidazioni a cui vengono sottoposti. Il loro lavoro è indispensabile per il Relatore Speciale mentre cerca di adempiere al suo mandato.
L'alto rischio di rappresaglie che individui e organizzazioni devono affrontare per impegnarsi con i meccanismi internazionali per i diritti umani rappresenta di per sé una seria preoccupazione per i diritti umani, ma è anche un segno angosciante di come le autorità vedono i meccanismi internazionali in materia di diritti umani e le persone che interagiscono con essi. Il Relatore Speciale invita il governo a dare spazio ai singoli e alle associazioni della società civile.
Nel rapporto si parla dell'esecuzione di minorenni e si menzionano i due minorenni giustiziati, Sajjad Sanjari e Arman Abdul Ali.
Il rapporto sottolinea anche l'uso eccessivo della forza, compreso l'uso di proiettili veri in manifestazioni pacifiche, tra cui la "Rivolta degli assetati" a metà luglio 2021 in più di 20 città del Khuzestan, in cui sono state uccise almeno otto persone, tra cui due bambini.
“9 Testimonianze, fotografie e filmati mostrano un uso diffuso della forza illegale contro i manifestanti, molti dei quali appartengono alla minoranza araba. Le forze di sicurezza, la polizia antisommossa e gli agenti in borghese armati hanno sparato con proiettili veri, provocando l'uccisione di almeno otto persone, inclusi due bambini, e il ferimento di un gran numero di altre”. Si ricorda anche la manifestazione di Isfahan del novembre 2021 in cui i militari hanno usato gas lacrimogeni e armi, provocando ferite alla testa e agli occhi dei manifestanti con proiettili e arrestando almeno 200 persone”.
Il rapporto menziona anche l'uccisione di “spalloni” ai confini baluchi e curdi dell'Iran, e le morti sospette nelle carceri del regime iraniano, tra cui la morte di Shahin Nasseri nel tardo autunno del 2011 e l'omicidio di Amir Hossein Hatami sotto tortura. Ha menzionato 11 prigionieri curdi che hanno perso la vita in prigione per ragioni sconosciute.
Le condizioni carcerarie sono un altro argomento di questo rapporto. Si concentra in particolare sulla vicenda dei due studenti Ali Younesi e Amir Hossein Moradi: “Le persone arrestate arbitrariamente con l'accusa di attentare alla sicurezza nazionale sono trattenute in queste strutture per lunghi periodi di detenzione preventiva. Gli studenti Ali Younesi e Amirhossein Moradi sono rimasti arbitrariamente detenuti nella sezione 209 della prigione di Evin, sotto il controllo del Ministero dell'Intelligence, dal loro arresto nell'aprile 2020".
“Il Relatore Speciale è preoccupato per la mancanza di misure per garantire la sicurezza dei detenuti, anche dalle aggressioni di altri detenuti. Nell'ottobre 2021, i prigionieri politici Shapour Ehsanirad, Pouya Ghobadi, Esmail Gerami, Akbar Bagheri e Akbar Shirazi sono stati gravemente feriti dopo essere stati aggrediti da criminali comuni.
Affrontando le condizioni di confinamento dei fratelli Afkari, il rapporto afferma: “Il Relatore ribadisce la sua grave preoccupazione per la situazione di Vahid e Habib Afkari, che sono rimasti in isolamento dal settembre 2020 al fine di, secondo quanto riferito, impedire loro di condividere informazioni sulla loro situazione e sugli avvenimenti culminati con l’esecuzione del loro fratello Navid Afkari, giustiziato nel settembre 2020. Ai fratelli è stato negato il contatto telefonico con la famiglia, l'accesso a un avvocato e le cure mediche”.
“Il Relatore sottolinea che questa forma di trattamento equivale a tortura secondo gli standard internazionali sui diritti umani e si rammarica che le autorità, nella loro risposta a una nostra richiesta di informazioni, non abbiano affrontato questo problema. Il Relatore rimane preoccupato per le molestie subite dai loro familiari, in particolare nel contesto dei loro tentativi di tenere una funzione commemorativa".
Il rapporto nomina anche altri cinque prigionieri di coscienza, Mohyeddin Ebrahimi, Mohyeddin Tazehvared, Davoud Jabbari, Ebrahim Khalil Sedigh Hamedani e Salar Khalil Sedigh Hamedani, – e tre prigionieri non politici – Farzin Ghaderi, Amir Mohammadi e Kamal Khakzad – che sono ancora detenuti in una struttura della polizia, e non in carcere.
Un'altra parte del nuovo rapporto di Rehman parla di detenzioni arbitrarie e dello stato di avvocati e difensori dei diritti umani, tra cui Javad Ali Kurdi e Payam Dorafshan, un avvocato per i diritti umani.
Il rapporto cita: "Nosrat Beheshti, Hashem Khastar, Mohammadhossein Sepehri e Kamal Jafari Yazdani rimangono in carcere dopo essere stati condannati a lunghe pene detentive per aver firmato una lettera che chiedeva le dimissioni della Guida Suprema della Repubblica islamica dell'Iran".
Infine, nell’ultimo paragrafo, il settantunesimo, del Rapporto “Il Relatore Speciale esorta la comunità internazionale a chiedere che vengano stabilite le responsabilità di eventi emblematici di lunga data che hanno incontrato persistente impunità, comprese le sparizioni forzate e esecuzioni sommarie e arbitrarie del 1988, e la repressione delle proteste del novembre 2019”.

Javaid Rehman’s new report on human rights situation in Iran (javanehha.com)

UN Rapporteur Bemoans Imprisonment Of Foreign Nationals In Iran (iranintl.com)

https://undocs.org/A/HRC/49/75

(Fonti: Javanehha, iranintl.com)

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