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IRAN - Propaganda campaign against hunger strike in Ghezel Hesar |
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IRAN - Campagna propagandistica coordinata contro lo sciopero della fame a Ghezel Hesar
18 ottobre 2025: 18/10/2025 - IRAN. Campagna propagandistica coordinata contro lo sciopero della fame a Ghezel Hesar
Decine di detenuti nella prigione di Ghezel Hesar stanno conducendo uno sciopero della fame per protestare contro la pratica disumana della pena capitale. Nonostante le minacce quotidiane da parte delle autorità carcerarie, essi rimangono saldi nella loro posizione, mentre i media affiliati alle istituzioni di sicurezza iraniane hanno lanciato una campagna propagandistica e psicologica coordinata. Lo scopo di questa campagna è quello di delegittimare la protesta dei prigionieri e minare una delle azioni collettive più organizzate contro la pena di morte in Iran.
Lo sciopero della fame è iniziato all'inizio di febbraio 2024 su iniziativa dei prigionieri politici nella prigione di Ghezel Hesar a Karaj e si è rapidamente diffuso in altre prigioni in tutto il paese. Da allora, è continuato ogni martedì con il nome della campagna “No ai martedì delle esecuzioni”. In risposta alle continue esecuzioni del regime e al suo disprezzo per gli avvertimenti internazionali, i prigionieri del reparto 2 di Ghezel Hesar hanno intensificato la loro protesta, con diversi di loro che si sono cuciti le labbra come atto simbolico di resistenza.
Secondo i dati raccolti dal Centro di statistica e documentazione di Hengaw, tra gennaio e metà ottobre 2025 almeno 1.180 persone sono state giustiziate in Iran, mantenendo il Paese tra i primi al mondo per numero di esecuzioni rispetto alla popolazione.
A seguito dell'espansione di queste proteste, mercoledì 15 ottobre, decine di agenzie di stampa controllate dallo Stato e affiliate alla magistratura e canali Telegram hanno lanciato simultaneamente una campagna diffamatoria contro i prigionieri in sciopero. Questi media hanno pubblicato articoli quasi identici etichettando i partecipanti come “rapinatori armati” o “criminali pericolosi” nel tentativo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dalla loro richiesta principale: il diritto alla vita e l'abolizione della pena di morte.
Un'analisi condotta dal team mediatico di Hengaw ha rilevato che gli articoli pubblicati dai quotidiani Fars, Mizan, Tasnim, IRIB, Javan, Mashregh, Raja News, Kayhan e Iran, nonché dai canali Telegram collegati alle agenzie di sicurezza, condividevano lo stesso linguaggio, la stessa struttura e la stessa narrativa, un chiaro indizio di un coordinamento centralizzato. Questi media hanno cercato collettivamente di screditare il movimento dei prigionieri attraverso l'uso ripetuto di termini come “sciopero della fame inscenato”, “difesa degli assassini” e “progetto nemico”.
Parallelamente alla propaganda di Stato, una serie di figure e gruppi autoproclamati dell'opposizione all'estero hanno fatto eco a una retorica simile sui social media, difendendo le esecuzioni e riproducendo narrazioni allineate con quelle dello Stato. L'esperienza passata dimostra che tali dichiarazioni spesso emergono prima di importanti campagne civili contro le esecuzioni e, in pratica, servono a indebolire gli sforzi di difesa del diritto alla vita in Iran.
Nonostante la campagna diffamatoria orchestrata, lo sciopero della fame continua. Notizie provenienti dall'interno di Ghezel Hesar confermano che decine di prigionieri hanno rifiutato di porre fine alla loro protesta nonostante le minacce e le intimidazioni delle autorità carcerarie. Alcuni sarebbero stati trasferiti in isolamento come punizione. Al quinto giorno di sciopero, i prigionieri hanno dichiarato che le forze di sicurezza sono entrate nel reparto per trasferire coloro le cui immagini erano circolate nei media, ma i compagni di cella hanno resistito e impedito il loro trasferimento. I prigionieri hanno poi segnalato un'escalation delle vessazioni e delle coercizioni all'interno della struttura.
Hengaw sottolinea che questa campagna propagandistica fa parte dello sforzo sistematico della Repubblica islamica dell'Iran di normalizzare le esecuzioni, screditare la resistenza civile e mettere a tacere il crescente movimento “No alle esecuzioni” all'interno delle prigioni. L'organizzazione avverte che l'uso coordinato dei media affiliati allo Stato per attaccare i prigionieri che protestano costituisce un chiaro esempio di guerra psicologica organizzata contro i detenuti e i difensori dei diritti umani.
Hengaw avverte inoltre che il continuo ricorso alle esecuzioni da parte della Repubblica Islamica come strumento di governo e repressione segna un allontanamento sempre più profondo dai principi fondamentali dei diritti umani e dal diritto internazionale. Il silenzio della comunità internazionale di fronte a questa atrocità in corso equivale a complicità nella macchina della violenza di Stato. La comunità internazionale deve agire con urgenza, prima che il numero crescente di vittime diventi l'ennesima statistica persa nel silenzio.
https://hengaw.net/en/reports-and-statistics-1/2025/10/article-6 (Fonte: Hengaw)
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