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Mumia Abu-Jamal in una foto del 1995
Mumia Abu-Jamal in una foto del 1995
PENNSYLVANIA (USA): CONFERMATO ANNULLAMENTO CONDANNA A MORTE DI MUMIA ABU-JAMAL

11 ottobre 2011: la Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto il ricorso della pubblica accusa che chiedeva l’annullamento dell’annullamento della condanna a morte di Mumia Abu-Jamal, 58 anni, nero. Lo scorso 26 aprile la Corte d’Appello del 3° Circuito aveva confermato all’unanimità l’annullamento della condanna a morte di Abu-Jamal, ennesimo passaggio di un caso giudiziario famoso, seguito anche dai media internazionali per le sue implicazioni politiche e razziali.
Militante delle Pantere Nere, gruppo rivoluzionario che reclamava il “potere ai neri”, Abu-Jamal è stato condannato a morte nel 1982 con l’accusa di aver ucciso un poliziotto bianco. La notte del 19 dicembre 1981 Abu-Jamal venne trovato ferito sul luogo dove era stato ucciso un poliziotto, Daniel Faulkner, 25 anni. Vicino ad Abu-Jamal, nascosta sotto un’automobile, venne ritrovata una pistola registrata a suo nome, pistola che i periti balistici in seguito sostennero essere quella che aveva sparato.
Durante il processo del 1982 la strategia difensiva dell’imputato era stata quello di essere stato “incastrato” dalla polizia razzista e vendicativa.
Dopo la condanna, Mumia iniziò a sostenere che non solo la polizia, ma anche la giuria popolare e la Corte aveva avuto contro di lui un fortissimo pregiudizio razziale. Una lunga serie di risorsi basati su questa impostazione furono respinti, fino a quando, il 18 dicembre 2001, il giudice distrettuale William Yohn decise di annullare la condanna a morte. Il giudice Yohn non accolse la tesi del razzismo, e anzi confermò il verdetto di colpevolezza, ma rilevò l’eventualità che le istruzioni fornite alla giuria popolare all’epoca del processo fossero o poco chiare, o errate.
La legge infatti, mentre prevedeva che un verdetto di colpevolezza venisse emesso all’unanimità, non richiedeva l’unanimità quando si trattava di valutare la presenza di eventuali circostanze attenuanti. Questo però poteva non risultare chiaro ai giurati popolari. Per come erano date all’epoca le istruzioni ai giurati popolari, ritenne il giudice Yohn, era possibile che alcuni giurati che eventualmente avessero voluto applicare delle attenuanti (che avrebbero impedito la condanna a morte), non avessero insistito con gli altri giurati, nella convinzione che, poiché comunque l’unanimità sulle attenuanti non sarebbe stata raggiunta, allora non potevano essere applicate.
La sentenza del giudice Yohn fu appellata da Abu-Jamal nella parte in cui confermava il verdetto di colpevolezza, e dalla pubblica accusa nella parte che annullava la condanna a morte. Una sentenza del 6 aprile 2009, della Corte Suprema degli Stati Uniti, ha chiuso definitivamente i ricorsi possibili contro il verdetto di colpevolezza. In compenso i difensori di Abu-Jamal ottennero il 27 marzo 2008 che la Corte d’Appello del 3° Circuito respingesse il ricorso della pubblica accusa, e confermasse l’annullamento disposto dal giudice Yohn.
Il 19 gennaio 2010 la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva poi annullato l’annullamento, e ordinato alla Corte d’Appello di rivedere il caso.
Riesaminato il caso, pur prendendo atto dei rilievi mossi dalla Corte Suprema, la Corte d’Appello ha confermato il suo primo giudizio. Il Procuratore Distrettuale di Philadelphia, Seth Williams, aveva presentato un nuovo ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti, ricorso che oggi è stato respinto.
Il prossimo passaggio procedurale sarà la “ripetizione della fase di sentenza” in un tribunale di contea, ossia la fase in cui si decide tra pena di morte o ergastolo. Considerato che tutte le motivazioni con cui negli ultimi anni la pubblica accusa aveva chiesto di ritenere valida la prima condanna a morte sono state respinte, nei prossimi mesi il caso Abu-Jamal dovrebbe chiudersi con la definitiva condanna all’ergastolo. (Fonti: Associated Press, International Business Times, 11/10/2011)

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