MALESIA: SAUDITA ‘BLASFEMO’ RISCHIA ESTRADIZIONE IN ARABIA SAUDITA
8 febbraio 2012: un poeta e scrittore saudita, Hamza Kashghari, fuggito da oltre una settimana dal suo Paese per evitare le minacce e il mandato di cattura emesso dalla magistratura di Ryadh con l'accusa di aver offeso Maometto, è stato arrestato a Kuala Lumpur, in Malesia, e sarà estradato in Arabia saudita. Lo attende un processo per vilipendio della religione islamica.
Il giovane è stato costretto a fuggire e ad abbandonare il suo paese in seguito alle polemiche scatenatesi per alcune frasi scritte su 'Twitter' riguardo a Maometto, giudicate offensive.
La scorsa settimana, prima dell’anniversario della nascita del profeta Maometto, Hamza di 23 anni, ha scritto un breve commento su Twitter: “Nel tuo compleanno, dirò che ho amato il ribelle che è in te, che sei sempre stato una fonte di ispirazione per me, e che non amo l’alone di divinità intorno a te. Non pregherò per te”. E ha continuato così: “nel tuo compleanno, non mi inchinerò davanti a te. Non ti bacerò la mano. Piuttosto, te la stringerò, come si fa fra eguali e ti sorriderò mentre tu mi sorridi. Ti parlerò come a un amico, niente di più. Ho amato alcuni tuoi aspetti, odiato altri, e altri non li ho capiti”.
Hamza ha avuto più di 30mila risposte in un giorno; è stato accusato di blasfemia, ed è stata chiesta la sua morte.
Ha rimosso il tweet, e ha scritto delle scuse, chiedendo perdono. Ma la valanga non si è fermata. Qualcuno ha postato il suo indirizzo su YouTube, e dei vigilantes sono venuti a cercarlo dalla vicina moschea.
Il ministro dell’Informazione ha proibito a tutti i giornali di pubblicare qualsiasi cosa scritta da lui, e il Consiglio degli anziani ha emanato un raro e duro comunicato di condanna chiedendo che fosse messo sotto processo. Re Abdullah stesso ha emanato l’ordine di arresto.
Hamza Kashgari, sentendo la pressione montare, è volato verso l’Asia del sud est.
In un’intervista ha dichiarato di essere sbalordito dalla piega che hanno preso gli eventi, ma che si è rassegnato al fatto che non avrebbe più potuto tornare in Patria. Quando è stato arrestato stava cercando di organizzare il viaggio in un Paese che potesse dargli asilo.
Un gruppo su Facebook, che si è formato rapidamente e conta ottomila membri, si intitola “Chiedamo l’esecuzione di Hamza Kashgari”. E in effetti è molto probabile che debba affrontare il rischio di essere condannato a morte. (Fonti: AsiaNews/Agenzie, 09/02/2012)
|