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Manifestanti bruciano un'auto a Tripoli |
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LIBANO: 35 MANIFESTANTI ACCUSATI DI TERRORISMO DAL TRIBUNALE MILITARE
23 febbraio 2021: Il Tribunale Militare libanese il 22 febbraio 2021 ha accusato 35 manifestanti della città settentrionale di Tripoli di terrorismo e furto, con la possibilità di essere condannati a morte, ha dichiarato l'avvocato Ayman Raad. Raad, che rappresenta i manifestanti detenuti, ha affermato che, a sua conoscenza, questa è la prima volta dalla rivolta del 17 ottobre 2019 che dei manifestanti vengono incriminati per terrorismo. Proteste e sit-in sono già iniziati in tutto il Paese come reazione alle accuse, con pneumatici bruciati e strade bloccate. Le manifestazioni a Tripoli sono cominciate all'inizio di quest'anno a causa del deterioramento delle condizioni di vita in Libano e di un'economia in caduta libera. Tripoli, dove risiedono alcuni miliardari libanesi, è la città più povera del Paese e la pandemia ha aggravato ulteriormente le condizioni di vita. Le manifestazioni si sono protratte per tutto gennaio e all'inizio di febbraio, in risposta alla totale mancanza di sostegno finanziario e sociale da parte del governo per i residenti che già vivevano al di sotto della soglia di povertà. I manifestanti, che hanno tentato di bruciare la sede dell’amministrazione cittadina, si sono scontrati con le forze di sicurezza e l'esercito libanese, che secondo i gruppi per i diritti umani hanno usato forza eccessiva contro coloro che rivendicavano diritti fondamentali, provocando la morte di tre manifestanti e decine di feriti. Sono stati effettuati arresti di massa, compresi i 35 accusati il 22 febbraio di terrorismo, che si trovano in custodia di polizia da oltre un mese. L’avvocato Raad il 23 febbraio ha detto ai media locali che gli arresti sono illegali e arbitrari, e ha parlato delle accuse: "Questo è inaccettabile, è una forma di oppressione da parte del tribunale militare per mettere a tacere i manifestanti sul campo". Aya Majzoub, ricercatrice libanese per Human Rights Watch, ha twittato il 23 febbraio che "la struttura dei tribunali militari libanesi mina il diritto a un giusto processo poiché molti dei giudici sono ufficiali militari, nominati dal ministro della Difesa, e non sono tenuti ad avere una formazione legale per lavorare come giudici." Ha continuato notando che persone presenti nel tribunale militare hanno documentato "detenzione in incommunicado, interrogatori senza avvocati, maltrattamenti e torture, anche di minorenni, e l'uso di confessioni estorte sotto tortura". (Fonti: Albawaba, 23/02/2021)
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