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MOZIONE GENERALE XI CONGRESSO NTC

22 dicembre 2025:

L’XI Congresso di Nessuno tocchi Caino, riunito nel Teatro Puntozero del Carcere Beccaria di Milano nei giorni 18, 19 e 20 dicembre 2025,

Prende atto che il raggiungimento di 3.000 iscritti a Nessuno tocchi Caino è un risultato oramai ripetuto negli anni e come tale è un fatto politico rilevante e un dato di solidità. Un successo che dobbiamo al metodo pannelliano della “teoria di fatti e teoria di formiche” e a una concezione nonviolenta per la quale ciò che conta è la forza dei rapporti e non i rapporti di forza. Una forza volta a convincere e mai a vincere e come tale vitale e capace di tenere insieme le singolarissime diversità di ognuno di noi nel suo essere unico e irripetibile. Un successo che dobbiamo a Spes contra spem, all’essere speranza contro ogni speranza, cioè capaci di condurre battaglie anche quando il contesto è sfavorevole, e alla convinzione che nel vissuto di chi ha sofferto, subito o agito la violenza o l’ingiustizia, risieda la forza di trasmettere una conoscenza vera, fondata sull’esperienza e perciò ineguagliabile. Impegna tutti e ciascuno a continuare a operare per assicurare a Nessuno tocchi Caino una dimensione di risorse umane e finanziarie adeguata a sostenere la necessità e l’ambizione della propria azione anche a livello transnazionale.

Ricorda Oliviero Toscani nell’anno in cui è venuto a mancare e l’apporto che le sue campagne – “We, on death row” coi volti dei condannati nei bracci della morte americani e “Nessuno tocchi Saddam” con lo sciopero della sete di Marco Pannella – hanno dato all’approvazione all’Assemblea Generale dell’Onu, per la prima volta nel 2007, della Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, una risoluzione che considera la moratoria un contributo allo sviluppo dell’intero sistema dei diritti umani. In vista del voto a dicembre 2026 sulla nuova Risoluzione pro moratoria, impegna gli organi dirigenti a promuovere iniziative volte a rafforzarne il sostegno e a contrastare i regimi autoritari e illiberali nel mondo. A partire da quello iraniano, che in un’ondata repressiva senza precedenti è giunto a giustiziare quest’anno quasi duemila persone e rispetto al quale va ribadito e rafforzato l’impegno radicale ultradecennale di iniziative politiche, parlamentari, transnazionali e nonviolente a sostegno della Resistenza Iraniana e dei detenuti nei bracci della morte del regime che ogni martedì conducono lo sciopero della fame.

Invita dirigenti, militanti e simpatizzanti di Nessuno tocchi Caino a promuovere nel corso del 2026, a dieci anni da quando Marco Pannella è venuto a mancare, iniziative per ricordarne il pensiero e l’opera, che per molti di noi non sono mai venuti meno. Una “compresenza” la sua che Nessuno tocchi Caino celebra anche simbolicamente con la decisione di stabilire la sua nuova sede a Roma in Via della Panetteria, di fronte alla casa nella quale Marco ha vissuto fino all’ultimo. Invita in particolare a prendere iniziative per far conoscere la singolarità del suo modo di pensare, di sentire, di agire: la nonviolenza come forma di lotta politica e di liberazione autentica, la teoria e la prassi di un’associazione transnazionale e transpartitica a cui può iscriversi chiunque, uno spazio di giustizia e libertà dove tutti possono riparare. Iniziative da svolgersi innanzitutto nei luoghi che lui ha sempre frequentato, dove vivono gli ultimi che ha sempre difeso. A partire dal carcere, nel quale egli ha più “vissuto” e dal quale – ammoniva – non bisognerebbe “mai distrarsi un attimo”.

A tal proposito, rileva il protrarsi e il continuo aggravarsi della situazione nelle carceri italiane quale emerge drammaticamente dai dati sul sovraffollamento. Dopo tre mesi dall’insediamento del nuovo Parlamento e del nuovo Governo, al 30 giugno 2022, nelle 190 carceri italiane si contavano 54.841 persone detenute. Dopo 3 anni e 5 mesi, al 30 novembre 2025, il numero è salito a 63.868, con un incremento di 9.052 detenuti. Nel frattempo, i posti regolamentari disponibili sono aumentati di appena 375. In media, ogni mese si registrano 221 detenuti in più, mentre i posti crescono solo di 9. Ma è importante sottolineare che il dato ufficiale dei posti regolamentari comunicato mensilmente dal DAP sul sito del Ministero della Giustizia non corrisponde alla reale disponibilità: dei 51.275 posti “ufficiali”, almeno 4.600 sono inutilizzabili perché inagibili. Di conseguenza, il sovraffollamento ha raggiunto il 137%, con picchi che superano abbondantemente il 200% in diversi istituti penitenziari. A fronte del sovrannumero nella popolazione detenuta, si registrano carenze drammatiche negli organici degli operatori, vittime anch’essi di condizioni intollerabili di vita e di lavoro; in particolare per gli agenti della polizia penitenziaria, carenti di almeno 20.00 unità secondo i sindacati di categoria per i quali “servono subito concreti provvedimenti per deflazionare la densità detentiva”. Come sostengono i Professori Andrea Pugiotto e Vincenzo Maiello, non si tratta di una semplice emergenza, ma di una disfunzione strutturale e stabile. Dal punto di vista costituzionale e giuridico, rappresenta uno stato di eccezionalità prolungato, che sospende il diritto e i diritti umani fondamentali.

Per questo, sostiene e fa proprie tutte le proposte di provvedimenti detti “di clemenza”, che in realtà sarebbero “di buon governo”, quali sono ad esempio amnistia, indulto e liberazione anticipata speciale, i soli capaci di ridurre il sovraffollamento e le sue tragiche conseguenze e che vengono invocati da tempo non solo da Nessuno tocchi Caino, dall’UCPI e da numerose altre realtà associative, ma anche dalle più alte cariche dello Stato: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Senato Ignazio La Russa e il Vicepresidente del CSM Fabio Pinelli. A loro si sono aggiunti di recente il GNPL Riccardo Turrini Vita e Papa Leone XIV che il 14 dicembre scorso, in occasione del Giubileo dei detenuti, ha voluto raccogliere il testimone di Papa Francesco che ha dedicato il suo pontificato a questo obiettivo, in sintonia con il leader radicale Marco Pannella.

Ringrazia le migliaia di persone tra simpatizzanti e iscritti all’Associazione, avvocati delle Camere penali e studenti di diritto, magistrati requirenti e giudicanti, parlamentari, eletti nei consigli regionali, provinciali, comunali e amministratori locali, Garanti dei detenuti ed esponenti di associazioni di volontariato, che nel corso del 2024 e del 2025 hanno fatto ingresso con Nessuno tocchi Caino in 205 istituti penitenziari. Ringrazia il Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e le Direzioni degli Istituti per aver consentito a delegazioni composte a volte da decine di persone di entrare nelle carceri dove vive e opera quella che per noi rimane una “comunità” non solo di detenuti, ma anche di “detenenti”.

Impegna organi dirigenti e iscritti a continuare a frequentare gli istituti di pena, a osservare, a conoscere, a far sapere la realtà di un luogo che non è un mondo a parte ma la parte per il tutto della nostra società, che riflette il bene e il male del mondo intero. Impegna altresì a prendere iniziative volte a ridurre il danno di un istituto inutile, patogeno e criminogeno qual è diventato il carcere e di una pena incostituzionale – perché inumana e degradante – non solo attraverso la costante presenza negli istituti penitenziari, ma tramite anche la divulgazione pubblica dei dati e la diffusione della conoscenza delle modalità di esecuzione penale in Italia.

Oltre alla riduzione del danno, occorre cominciare a pensare al superamento radicale del sistema di giudizio che è all’origine di istituti che non a caso continuiamo a definire “di pena” in quanto strutturalmente volti a infliggere dolore e sofferenze gravi, a praticare vere e proprie punizioni corporali. Come avviene, in particolare, nelle sezioni ex articolo 41 bis di isolamento indefinito e nelle celle ex articolo 14 bis di isolamento prolungato senza la possibilità di “significativi contatti umani”, in condizioni che le Regole Mandela considerano una forma di tortura o un trattamento o punizione crudele, inumana e degradante. A questo è dedicato il libro di Nessuno tocchi Caino del 2025 dal titolo “Non giudicare!”, anche quest’anno curato da Grafica080 di Vito e Rosanna Poliseno, un’opera straordinaria, impreziosita da immagini e citazioni dei campioni del pensiero abolizionista, che va diffusa ovunque tramite presentazioni pubbliche, recensioni sui giornali, conferenze nei palazzi di giustizia, nelle scuole e nelle università.

Sostiene la visione federalista “europea” oltre i confini dell’Unione Europea, fino al Medioriente, dove occorre evitare che la forza letteralmente diabolica del “porre ostacoli in mezzo”, delle divisioni, delle barriere di confine, prenda il sopravvento, irreversibilmente, sulla forza della parola, del dialogo, dell’amore, in una parola, della nonviolenza. A tal fine, è necessario e urgente concepire un soggetto politico transnazionale, multietnico, multilinguistico e multireligioso nel quale possano convivere ma anche essere superate le ragioni dei conflitti identitari del passato; uno stato che sia di diritto, democratico e liberale, un’area di diritti e libertà delle persone, auspicabilmente, parte di una Unione Europea più grande che diventerebbe così anche Mediterranea.

Ribadisce il sostegno alle cause pendenti davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo della famiglia Cavallotti e degli altri imprenditori vittime del regime italiano delle misure di prevenzione dette antimafia ma inflitte come spesso capita a imprese e nei confronti di persone mai indagate, imputate o condannate per mafia. A tal fine sostiene le proposte di legge presentate nel parlamento italiano volte a riformare il regime non solo delle misure di prevenzione, ma anche degli scioglimenti dei consigli comunali e delle interdittive prefettizie, che nel nome della “guerra alla mafia” ha minato con la vita delle imprese e il diritto al lavoro anche la vita del diritto e le regole del giusto processo in Italia.

Considera l’imminente appuntamento referendario di primavera sulla separazione delle carriere dei magistrati un’occasione che i cittadini italiani non possono ignorare. Si tratta di un referendum fortemente radicato nella tradizione radicale, volto a promuovere “una giustizia giusta” in memoria di Enzo Tortora. La vittoria del SÌ rappresenterebbe un primo passo fondamentale verso una riforma complessiva del sistema giudiziario italiano. E anche del carcere che, come affermava Pannella, è l’anello terminale di una giustizia gravemente malata, la cartina di tornasole che rivela quanto spesso essa sia ingiusta e in contrasto con i principi dello Stato di diritto. Proprio per questo, approva la decisione degli organi dirigenti dell’Associazione di accogliere l’invito del Presidente dell’UCPI, Francesco Petrelli, a far parte del Comitato per il SÌ, rafforzando così quel legame di intenti e di battaglie che negli ultimi anni ci ha visti sempre più uniti.

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