INDONESIA: PRESIDENTE CORTE COSTITUZIONALE, NECESSARIA PENA DI MORTE PER CORRUZIONE
15 ottobre 2010: il presidente della Corte Costituzionale indonesiana, giudice Mohammad Mahfud, ha dichiarato che l’Indonesia dovrebbe applicare la pena di morte per i funzionari colpevoli di corruzione, considerate le dimensioni che il fenomeno ha assunto nel Paese.
Le pene irrogate attualmente per la corruzione – ha osservato Mahfud - sono troppo lievi e non hanno alcuna capacità deterrente, dal momento che i funzionari corrotti “vengono condannati al carcere da tre a quattro anni”.
Il giudice sostiene quindi la necessità di usare una norma contenuta nella Legge Anti-Corruzione indonesiana che già oggi consentirebbe al giudice di emettere condanne a morte e che finora non è stata mai utilizzata.
“In Cina, dove la corruzione viene punita con la pena capitale, si registra un effetto deterrente”, ha detto Mahfud, per cui “se anche in Indonesia si usasse questa pena, i casi si ridurrebbero”.
In Indonesia sono in molti ad attribuire al presidente Susilo Bambang Yudhoyono il successo di una campagna anti-corruzione avviata dopo il suo insediamento, nel 2004.
Decine di politici, imprenditori e pubblici ufficiali corrotti sono stati processati e condannati, compreso il suocero di uno dei figli di Yudhoyono.
L’Indonesia occupa il 111° posto su 180 nella classifica dei Paesi a maggiore corruzione, sulla base dell’indice elaborato dal gruppo Transparency International. (Fonti: Xinhua, Ap, 15/10/2010)
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