PAKISTAN: PROSCIOLTO IN APPELLO CRISTIANO CHE ERA STATO CONDANNATO A MORTE PER BLASFEMIA
28 gennaio 2013: E’ stato prosciolto in appello un pakistano cristiano che in primo grado era stato condannato a morte per blasfemia.
Si tratta di Barkat Masih, 56 anni, nato da una famiglia indù ma convertitosi al cristianesimo. E’ originario della città di Bahawalpur, nella provincia del Punjab, ed è stato coinvolto in un caso di blasfemia il primo ottobre del 2011, ricevendo in primo grado la condanna alla pena capitale.
Fonti locali raccontano che l'uomo, guardiano di professione, è finito nel mezzo di una disputa fra lavoratori, che volevano occupare senza averne diritto una porzione di terra. Egli ha impedito l'ingresso in un ufficio, dove erano conservati i documenti di proprietà, per mantenere fede al compito assegnato. Al rifiuto opposto dal custode, due operai musulmani - Muhammad Saleem e Muhammad Shoaib - lo hanno insultato e minacciato, promettendogli di "fargliela pagare".
Essi hanno presentato denuncia alle forze dell'ordine, che hanno eseguito l'arresto a carico di Barkat Masih per insulti al profeta Maometto, una colpa che può condurre alla condanna a morte in base all'articolo 295 C del Codice penale pakistano. Tuttavia, dopo aver trascorso 18 mesi in carcere, il giudice Javed Ahmed dell'Alta corte di Bahawalpur ha accolto il ricorso in appello e prosciolto l'imputato perché il fatto non sussiste.
Attivisti per i diritti umani e leader cristiani sono soddisfatti per la sentenza, un segnale positivo anche per molti casi analoghi in futuro. L'ong World Vision In Progress, che ha sostenuto la difesa dell'uomo, è felice per il verdetto e parla di "inizio di un cambiamento". Haroon Barkat Masih, presidente della Masihi Foundation, ricorda che le leggi sulla blasfemia sono sfruttate per "colpire le comunità emarginate" e che un'accusa "equivale a una condanna a morte". Per questo egli auspica che il caso sia un "precedente" importante e che alla norma vengano fatte le "opportune modifiche". Infine p. Nawaz George, sacerdote della diocesi di Lahore e impegnato nella difesa dei diritti dei cristiani, si dice "entusiasta" per la liberazione "di un innocente" che ha saputo mantenere "salda la propria fede". "Auspichiamo che questo fatto - conclude - possa infondere nuova speranza alla gente che è in prigione, in attesa che venga fatta giustizia". (Fonti: asianews.it, 30/01/2013)
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